Crisi di governo, Sassoli: «Il Recovery non aspetta, l’Italia non può fermarsi»
di David Sassoli*
Fin dall’inizio della pandemia ci eravamo detti che una forte discontinuità nelle politiche europee sarebbe stata data dalla libertà degli Stati membri di utilizzare gli strumenti messi a loro disposizione per sostenere la crisi e rilanciare le loro economie. E così è stato finora, con il sostegno alla cassa integrazione (Sure), il Mes sanitario e il Recovery fund. Non vi è nessun obbligo, ma l’opportunità di utilizzare questi strumenti. È evidente che non usare risorse davvero eccezionali comporterà delle conseguenze, ma ogni intervento dovrà essere assunto liberamente da governi e parlamenti nazionali.
LA FILOSOFIA
Un’Europa diversa insomma, da quella che negli ultimi 10 anni ha cercato di imporre modelli di comportamento. Con questa filosofia, l’Unione europea offre nuove opportunità ai 27 paesi per rispondere alla crisi. Non solo risorse, ma anche sostegno e consulenza.
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Il presidente Romano Prodi,
sempre attento alle attività legislative della Ue, è stato l’unico a
sottolineare ieri sul Messaggero l’importanza del voto espresso dal
Parlamento europeo, martedì scorso, sul regolamento sul Technical
support instrument. Voglio ringraziare il professore e il giornale per
questa attenzione. Si è trattato di un voto a larghissima maggioranza,
arrivato al termine di un negoziato fra Parlamento, Commissione e
Consiglio alla fine dell’anno scorso.
LE RIFORME
Questa è l’Europa
che ci piace. Quella che si mette a disposizione dei paesi membri che
intendono fare riforme ma hanno dei problemi, che li aiuta nella
programmazione delle risorse quando non ne hanno le capacità, che li
sostiene nei percorsi per raggiungere gli obbiettivi comuni. Non bastano
le risorse se poi non si è in grado di usarle. È una vecchia storia che
coinvolge molti paesi. E l’Italia, fra chiaroscuri, è fra questi.
Ma
come è possibile che un regolamento (vedi, legge europea) di questa
portata venga ignorato dalla politica nazionale e dal mondo
dell’informazione proprio in un momento in cui gli Stati membri sono
impegnati nella scrittura dei loro piani di ripresa? Che questa
distrazione coinvolga l’Italia, dove da mesi si parla di come gestire il
piano nazionale di ripresa, sconcerta.
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