Palermo, arrestato il nuovo capomafia dello Zen: il boss distribuiva la spesa ai poveri durante il lockdown

Le indagini
Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise, Dario Scaletta e Felice De Benedittis raccontano Giuseppe Cusimano alle prese con incontri e summit riservati. Per evitare di essere intercettati i boss infatti organizzavano i loro summit persino in mare aperto, a bordo di un gommone. 

Il racket continua a vessare imprenditori e commercianti 
Gli estorsori continuavano a imporre le imprese amiche ai costruttori impegnati in attività edili e riscuotono il “pizzo”, in maniera capillare, dai commercianti locali. In caso di resistenza da parte degli operatori economici, i boss non esitavano a minacciare, danneggiare o incendiare. 

L’inchiesta ha ricostruito 13 estorsioni aggravate dal metodo mafioso (10 consumate e 3 tentate) e due danneggiamenti seguiti da incendio. Cinque imprenditori vittime degli estintori hanno scelto di denunciare e si sono rivolti agli investigatori.

Boss pianificavano rapine con armi da guerra

La mafia pianificava anche rapine a portavalori e distributori di benzina con armi automatiche da guerra ed esplosivo al plastico. L’intento dei vertici della famiglia mafiosa dello Zen era assaltare, usando proprio le armi e l’esplosivo, un portavalori di una società di vigilanza per incamerare denaro liquido da riutilizzare per il sostentamento dei mafiosi liberi e detenuti.

L ‘“esuberanza” criminale del neo clan
Dall’indagine è venuto fuori che il neo costituito clan aveva problemi gestionali, dovuti all’ “esuberanza” criminale e alla violenza di alcuni suoi esponenti. Un esempio è quanto accaduto lo scorso settembre 2020 nel quartiere Zen, quando due gruppi armati si sono sfidati “a duello”. Le due bande si sono affrontate, armi in pugno, in pieno giorno e in strada, sparando colpi di pistola che solo per un caso fortuito non hanno provocato la morte o ferito nessuno. L’episodio ha indotto i vertici mafiosi a prendere provvedimenti ea progettare l’eliminazione di alcuni soggetti non “allineati” e non controllabili. Solo gli inquirenti hanno scongiurato nuovi omicidi. 

Generale dei carabinieri Guarino: “Grave colpo inferto alla mafia”
L’operazione che all’alba di oggi ha portato al fermo di sedici persone accusate di mafia «è un grave colpo inferto al mandamento mafioso di Tommaso Natale che opera anche allo Zen di Palermo »Ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, generale Arturo Guarino.

LA STAMPA

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