Crisi di governo, Casini: «Conte ha sbagliato tutto, teatrino imbarazzante»
Sensazione diffusa: per Giuseppe Conte s’è messa in salita.
Mezzogiorno, alla tivù immagini del Quirinale in dissolvenza.
Bisogna cercare qualcuno di rango che interpreti, spieghi, uno che sappia orientarci nel buio fitto di una crisi come questa. In redazione parte il solito giro di sguardi.
Quello no, quello è bollito. Quell’altro nemmeno: sempre troppo reticente. Quello giusto è Pier Ferdinando Casini.
Ha visto ogni intrigo possibile. E talvolta
vi ha partecipato (eravamo ancora nel Novecento e lui, finto vecchio,
già imparava il mestiere sempre un passo dietro ad Arnaldo Forlani,
galantuomo gommoso e temutissimo, il coniglio mannaro della Dc). Per
questo adesso bisognerà andarlo a cercare nella Prima Repubblica, intesa come dimensione politica astratta, luogo dell’anima dove Casini è un po’ rimasto — per stile, sostanza, e forse anche per un filo di nostalgia canaglia —
sebbene sia senatore del centrosinistra e per giorni, ogni sciagurata
mattina, tutti lo abbiamo osservato attraversare il Salone Garibaldi di
Palazzo Madama diretto alla buvette, fendendo con aria disgustata
l’osceno mercato dove trafficanti di voti — in frenetico contatto con
Palazzo Chigi — offrivano inutilmente ministeri e candidature certe, e
Dio solo sa cos’altro. Oggi però Casini quialla buvette non si è visto (pure lui, ogni tanto, se può rinuncia al rito sadico di quella ciofeca nera che fanno pagare come un caffè).
Forse allora è in ufficio.
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rosse e arazzi alle pareti, lampadari tutti accesi, un magnifico
parquet consumato dai passi del potere: essendo stato anche Presidente della Camera,
a Casini hanno assegnato due stanze a Palazzo Giustiniani, luogo di
sublime bellezza e stordente suggestione, anche perché, queste due sue
stanze, sono a lungo appartenute a Giulio Andreotti.
«Premessa — dice subito Casini alzando le mani — io non voglio essere tirato dentro questo teatrino imbarazzante, nonostante ne abbia viste tante e sia l’ultimo a potermi scandalizzare. Posso fare, se vuole, solo un piccolo esame tecnico» (è appena arrivato da casa: elegantissimo, sbarbato, 65 anni con dentro 4 figli e una vita sentimentale moderna e, spesso, invidiata).
«Partiamo da Conte. Finora ha sbagliato tutto: politicamente, e tecnicamente. Perché sarebbe dovuto salire al Quirinale un minuto dopo aver ricevuto le dimissioni delle due ministre di Italia Viva, Bonetti e Bellanova».
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