Vaccino Covid, l’Ue studia il registro per l’export. Berlino: giusta quota all’Europa
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen
Non esistono pasti gratis. Se le case farmaceutiche hanno pensato di trovarne nell’Unione si sono sbagliate. Lo ha ricordato loro la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: «L’Ue e altri hanno aiutato con denaro a costruire centri di ricerca e stabilimenti produttivi — ha detto al World Economic Forum di Davos —. L’Europa ha investito miliardi per aiutare a sviluppare i primi vaccini al mondo contro il Covid-19, per creare un vero bene comune. Ora le compagnie devono mantenere la parola: devono onorare i loro obblighi». Per questo l’Ue creerà «un meccanismo per la trasparenza sulle esportazioni dei vaccini. L’Europa è determinata a contribuire, ma parliamo anche di business».
I primi ad essere preoccupati sono i britannici che ormai sono fuori dall’Unione ma il piano di vaccinazione dipende dalle dosi prodotte nell’Ue. «Non voglio vedere restrizioni sui vaccini o su loro componenti. Sono convinto che questo sarà ampiamente sostenuto anche nell’Ue», ha detto ieri il premier Boris Johnson. La Gran Bretagna ha superato, prima in Europa, i 100 mila morti dall’inizio della pandemia. Londra, ricordava ieri il Telegraph, attende nelle prossime tre settimane 3,5 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech dallo stabilimento belga. Mentre è in corso la consegna del vaccino di AstraZeneca, che in base agli accordi deve fornire 350 milioni di dosi. Il Regno Unito ha già dato via libera al vaccino mentre l’Ema spera di concludere la valutazione entro fine settimana, come ha detto ieri la direttrice Emer Cooke in audizione al Parlamento Ue, spiegando che potrebbe venire emessa «un’autorizzazione rivolta a un gruppo di età o per una popolazione più ampia». C’è il rischio che sia escluso chi ha più di 65 anni.
Il contratto tra AstraZeneca e l’Ue, chiuso in agosto, prevede invece 400 milioni di dosi ma venerdì scorso l’azienda britannico-svedese ha annunciato un taglio delle consegne del 60% nel primo trimestre. AstraZeneca non produce in Gran Bretagna, i suoi stabilimenti sono nell’Ue e in India. La Commissione ha spiegato che il registro per il controllo delle esportazioni nei vaccini, che sarà presentato entro fine settimana, punta ad aumentare la «trasparenza» e non è un «export ban» (un meccanismo simile era stato istituito la scorsa primavera per le mascherine). Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, riferisce il Financial Times, sta facendo pressing su Bruxelles perché costringa le aziende a ottenere un permesso prima di spedire le dosi fuori dall’Ue: «Non si tratta di “prima l’Ue” — ha detto — Ma della giusta quota dell’Europa».
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