Che razza di Ibra

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di   Massimo Gramellini

Non avendo la fortuna di essere né interista né milanista, ho assistito con svizzera equidistanza allo scontro di creste tra i gallinacei Ibra e Lukaku durante il derby di Coppa Italia e mi sono convinto che la provocazione del bullo svedese c’entrasse poco con il razzismo. Non solo perché Ibrahimovic è un crogiolo di etnie, da sempre bersaglio dei razzisti veri, ma perché nel gridare a Lukaku «Chiama tua madre e vai a fare le tue str…ate vudù con lei, piccolo asino» il fine dicitore non intendeva alludere a un pregiudizio generico, ma a un evento specifico, anche se mai confermato dall’interessato. Anni fa, il presidente dell’Everton sostenne che Lukaku si era rifiutato di rinnovare il contratto con la sua squadra dopo l’esito di un rito vudù officiato dalla madre. Ma se, invece che al vudù, quel presidente avesse detto che Lukaku era ricorso ai tarocchi, l’altra sera probabilmente Ibra avrebbe urlato «vai a farti fare le carte da tua madre, piccolo asino» e nessuno si sarebbe sognato di tirare in ballo il razzismo. La maleducazione, l’insolenza, il riferimento canzonatorio alla mamma: tutto questo e molto altro fa parte del repertorio di quel formidabile rissaiolo. Ma il razzismo no.

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