Toninelli e Lezzi, l’improbabile banda dei telecomandati. «Pronti alle barricate»
Le riunioni nei giornali viaggiano
ormai su Teams, WhatsApp, sms, e tutti stiamo sempre con un occhio alle
agenzie e uno ai siti.
Sullo schermo del pc, ad un certo punto,
compare la facciata di San Luigi dei Francesi con i suoi meravigliosi
Caravaggio, il ciclo dedicato a San Matteo, quella pazzesca lama di luce
della Vocazione, e subito — per ricordarci che siamo terreni, dentro
una miserabile crisi politica — ecco pure il senatore grillino Danilo Toninelli, lo sguardo al solito un po’ fisso.
Ma forse sotto la mascherina sta dicendo qualcosa.
C’è uno di noi che s’incuriosisce.
Mai dare niente per scontato, qui pure le mezze frasi possono darci un po’ di bussola.
Forza, alza un po’.
Toninelli,
in effetti, sta dicendo proprio una frase intera (riferita ad un altro
Matteo): «Renzi, no. Renzi ha dimostrato che non può esserci un uno per
cento di possibilità di essere una persona affidabile». Tradotto in
italiano: non si fida di Renzi.
Lasciate stare quanto sia drammatico
che si esprima così un ex ministro della Repubblica, magari su questo ci
torniamo dopo. Un suo peso politico, la frase ce l’ha. Significa che un
pezzo di M5S è pronto a mettersi di traverso. Insomma se qualcuno
immagina uno schema del tipo: reincarico a Conte, chiarimento con Renzi,
e nuovo esecutivo con la vecchia maggioranza rinforzata da un
pattuglione di «Responsabili», sappia che la banda Di Battista è pronta a
dire no, escluso, non ci stiamo.
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