Giorni della merla: cosa sono, storia, leggende e scienza
Ogni anno la fine del mese di gennaio acquista un significato tutto particolare: il 29, 30 e 31 sono infatti chiamati i giorni della merla, quelli che per tradizione sono considerati i più freddi dell’anno. In realtà questa convinzione ha fondamenta folkloristiche più che scientifiche, ma la sua storia merita comunque di essere raccontata, perché piuttosto curiosa.
I giorni della merla: perché si chiamano così
Come spesso accade, quando parliamo di tradizioni popolari, non è
possibile stabilire con certezza l’origine della locuzione “giorni della
merla”. Nel corso del tempo gli studiosi hanno identificato almeno quattro storie che potrebbero spiegarne la nascita: due riguardano il Po, altre due un uccello alle prese con il gelo invernale.
Le ipotesi che ruotano attorno al più lungo fiume italiano fanno entrambe riferimento alla difficoltà di attraversarlo da una sponda all’altra e al fatto che in inverno,
quando le acque ghiacciano, è decisamente più semplice compiere la
traversata: basta camminarci sopra, badando solamente a non scivolare.
Secondo alcune fonti questa soluzione fu adotta per trasportare un cannone chiamato Merla sulla
riva opposta, mentre altre citano l’attraversamento compiuto dalla
nobildonna De Merli per raggiungere il marito che si trovava nei
territori al di là del corso d’acqua.
Le storie che tiranno in ballo i volatili hanno natura leggendaria. La prima racconta che un tempo i merli avevano un piumaggio bianco:
sul finire di gennaio, per proteggersi dal freddo intenso, una famiglia
si rifugiò in un comignolo per beneficiare del calore emanato dal
camino acceso in casa. Ne uscì l’1 febbraio sporca di fuliggine e da
quel momento i merli maschi hanno le piume nere, così come i suoi
neonati, mentre le femmine le hanno grigie: la ragione di questa
differenza di tonalità resta senza risposta.
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