Lombardia in zona gialla da lunedì: quando scattano i nuovi colori delle regioni
di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini
Da lunedì, primo febbraio,
niente più zone rosse in Italia: solo 5 arancioni — Puglia, Sardegna,
Sicilia, Umbria e la Provincia Autonoma di Bolzano — e il resto gialle (qui la mappa).
Nella
giornata di venerdì c’è stata qualche confusione riguardo al giorno di
partenza delle nuove misure: inizialmente fonti del ministero sembravano
indicare la possibilità che si partisse con i nuovi colori già da
domenica. Il ministero ha però confermato che la partenza delle nuove misure avverrà da lunedì.
Da lunedì rientreranno anche (al 50% della presenza) oltre un milione e 200 mila studenti delle scuole superiori
nelle 8 regioni che ancora mancavano all’appello: Friuli-Venezia
Giulia, Calabria, Basilicata, Veneto, Sardegna, Campania, Puglia e
Sicilia. Attenzione, però: i tecnici della cabina di regia dell’Iss
avvertono che comunque «un nuovo rapido aumento del numero di casi nelle
prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute
rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che
regionale».
Qui tutto quello che si può fare in zona gialla; qui quello che si può fare in zona arancione.
Nello scontro tra ministero della Salute e Regioni, questa volta i governatori hanno segnato un punto. Passa la linea condivisa da Palazzo Chigi, che per tutto il giorno chiede di non prorogare oltre due settimane le ordinanze che assegnano le fasce di rischio più alte. Sembra un cavillo, in realtà l’interpretazione dell’ultimo Dpcm entrato in vigore il 16 gennaio tiene in fibrillazione la «cabina di regia» e il Comitato tecnico scientifico per un’intera giornata, già molto agitata dalla crisi di governo.
L’ala rigorista del governo sperava che gli scienziati, sulla base dei dati, suggerissero di ritardare di una settimana l’allentamento delle misure.
Ma i presidenti delle regioni, che avevano il «fiato sul collo» dei
ristoratori e dei proprietari dei bar, hanno spinto per tornare al
giallo. «Non è un mercato — assicura il ministro degli Affari regionali,
Francesco Boccia — Dobbiamo procedere con la massima cautela,
perché si è dimostrato che nei momenti più drammatici dell’emergenza
Covid funzionano le zone rosse e arancioni, mentre quando scatta il
giallo l’indice Rt tende a non scendere più».
La svolta
Alla fine la decisione che ha portato alle nuove ordinanze del ministro Roberto Speranza ha un forte impatto sulla vita dei cittadini. Da lunedì in Lombardia, Lazio e in tutte le altre Regioni tornate in giallo bar e ristoranti possono riaprire fino alle 18 e torna possibile consumare all’interno e sedersi al tavolo in quattro persone (salvo conviventi). Nei giorni feriali si può andare nei musei ed è possibile spostarsi liberamente all’interno della regione, rispettando il coprifuoco dalle 22 alle 5. Una «svolta» per nulla scontata fino a ieri pomeriggio, vista la diversità di vedute sul Dpcm tra gli uffici legislativi di Palazzo Chigi e il ministero della Salute.
Le richieste
Lo scontro a distanza tra governo e regioni comincia giovedì, quando la maggior parte dei governatori comunicano a Roma un indice di contagio Rt sotto l’1. E sollecitano il passaggio al giallo, la fascia di rischio inferiore. Le ordinanze del ministro della Salute hanno una durata di 14 giorni. Nel provvedimento in vigore è previsto che per scendere di livello debba esserci «la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive», quindi una settimana in più dell’ordinanza. Ma «salvo che la Cabina di regia ritenga congruo un periodo inferiore». Ed è proprio a questa eventualità che si sono appellate le Regioni. Lo scontro è andato avanti per ore, per due volte è stata rinviata la riunione del comitato tecnico scientifico. Ma alla fine è arrivata la resa.
Il caso Lombardia
Per il governatore Attilio Fontana il passaggio della Lombardia in fascia gialla è «un doveroso e giusto riconoscimento ai tanti sacrifici che i cittadini hanno compiuto in questi mesi». La paura di tornare in arancione ovviamente c’è e il presidente si raccomanda: «Abbiamo lottato, è stata una settimana difficile… Voglio invitare tutti a mantenere dei comportamenti rispettosi delle regole». Dopo la bufera, le contestazioni, le accuse e il ricorso al Tar, resta l’impressione che si sia voluto evitare un nuovo scontro con la Lombardia. Ferita dal caso clamoroso della settimana rossa di troppo, la regione era determinata a far valere le proprie ragioni sulla durata delle restrizioni. Ma il ministro della Salute assicura che la decisione è stata presa perché «i dati nazionali sono incoraggianti».
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