Conte asserragliato tra Casalino e i fedelissimi. Se perdesse Palazzo Chigi l’obiettivo è la Farnesina
Alla fine del penultimo Consiglio dei ministri, quello dei selfie e dell’applauso al premier ormai rassegnato a dimettersi, Giuseppe Conte aveva parlato con i toni dell’addio: «Lo sapevo che andava a finire così». A ogni singolo giocatore della squadra giallorossa aveva detto grazie, mostrandosi come uno che «non riesce a cogliere fino in fondo le ragioni della rottura». Il grande enigma continua ad aleggiare al primo piano di Palazzo Chigi, dove delusione e amarezza si rinnovano a ogni titolo di giornale, a ogni commento in cui Renzi viene dipinto come il vincitore di una sfida che l’avvocato, che si sente «con la coscienza a posto», ritiene di aver subìto e mai ingaggiato. Adesso può solo sperare che l’esplorazione di Roberto Fico nelle selve oscure della maggioranza non fallisca, come è fallita la caccia ai responsabili nella terra ostile di Palazzo Madama. «Il senatore Vitali che è tornato nottetempo da Berlusconi non si chiama Luigi, ma Alvaro!», ha provato a farlo ridere un consigliere. Circondato dai fedelissimi Roberto Chieppa, Piero Benassi, Alessandro Goracci, Andrea Benvenuto, Ermanno Di Francisco, Maria Chiara Ricciuti, Conte studia i buchi neri di una trattativa spietata, teme di essere finito nelle mani dell’avversario e si chiede fino a che punto sia disposto a farsi umiliare.
Animo «molto sereno»
A consolarlo ci sono i sondaggi che l’inamovibile Rocco Casalino commissiona, compulsa, sottolinea e deposita sulla scrivania del presidente precario, vicino alle foto ricordo scattate dal fotografo ufficiale Filippo Attili. Una montagna di grafici e tabelle a cui si deve l’animo «molto sereno» che ministri e collaboratori attribuiscono all’avvocato. Per l’Ipsos il gradimento di Conte è salito al 58 dopo il passo indietro, lui in cima alla top ten dei leader e Renzi in coda, al 10. Se si votasse oggi, un partito dell’avvocato del popolo sarebbe il primo del centro-sinistra, oltre il 15%. Ma è un altro il pronostico che corrobora l’animo del presidente almeno quanto le preghiere al santo Padre Pio ed è il monitoraggio del Global leader approval rating, secondo il quale Conte e Merkel sono gli unici due capi di governo europei apprezzati dalla maggioranza dei cittadini. Viatico prezioso qualora il faticosissimo puzzle del «ter» dovesse andare in pezzi. Conte non mostra una gran fretta di tornare a insegnare diritto privato a Firenze, mentre voci di Palazzo Chigi assicurano che non gli dispiacerebbe traslocare alla Farnesina. Non che Conte punti a spodestare Di Maio. Ma se il risiko della crisi dovesse rimettere in gioco tutte le carte, il ministero degli Esteri gli garantirebbe quella visibilità di cui ha bisogno per costruire il suo progetto politico europeista e moderato.
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