Unica via d’uscita/ Ogni Stato sia autorizzato a produrre il suo vaccino
Non voglio entrare nei termini giuridici della controversia fra Unione
Europea e imprese produttrici che sostengono di essersi impegnate solo a
fare del “loro meglio” (best effort) per consegnare le quantità in
precedenza pattuite. Nutro tuttavia grandi dubbi che questo “loro
meglio” sia compatibile non solo con l’indefinito aumento delle
forniture al mercato interno, ma anche con la vendita a Paesi terzi
disposti a pagare prezzi superiori a quelli stabiliti nei contratti in
precedenza pattuiti con l’Unione.
Stando così le cose si pone il problema se, in presenza di un dramma che
coinvolge tutta l’Umanità, non si debbano mutare le pur sacre regole
della proprietà intellettuale e si debba invece rendere possibile, a
tutti coloro che rispettano le dovute norme, la libera produzione dei
vaccini esistenti, purché siano approvati dalle legittime autorità
sanitarie. Tutto questo dovrà essere naturalmente accompagnato dai
necessari accordi per sovvenire alle spese di ricerca e di sviluppo
sostenute dalle imprese, ma non è ammissibile che la salute dell’umanità
venga messa a rischio dalle restrizioni del mercato, anche perché penso
che, ragionevolmente, Cina e Russia siano disposte a compiere
un’apertura che gioverebbe in modo impressionante alla loro immagine.
Non dico questo pensando solo all’Italia o all’Europa, ma esaminando tutti gli elementi disponibili dai quali emerge che l’attuale gestione della pandemia non solo sta producendo tragedie ovunque, ma sta paurosamente aumentando le differenze tra ricchi e poveri.
Mi limito a un solo dato drammatico. Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità vi sono 42 Paesi che stanno in qualche modo
lavorando sul vaccino per il Covid-19. Di essi 36 sono nazioni ad alto
livello di reddito, sei a livello medio e nessuna tra i Paesi più
poveri. Data la scarsa capacità produttiva esistente, miliardi di esseri
umani rimangono e rimarranno senza protezione di fronte a questo sempre
più insidioso virus.
Questo non è umanamente ammissibile. Non solo in Europa, ma in tutto il
mondo, con particolare attenzione per l’Africa, dobbiamo quindi creare
delle partnership per aumentare subito (insisto subito) la capacità
produttiva dei vaccini.
All’Italia spetta un compito particolare in materia, non solo in quanto capace di mobilitare le sue imprese farmaceutiche e le aziende che, insieme a quelle germaniche, detengono il primato mondiale per il confezionamento dei vaccini, ma soprattutto perché abbiamo la responsabilità della presidenza del G20 che, pur con i suoi limiti, è l’unica struttura oggi in grado di lanciare questo progetto, mobilitando gli Stati e le organizzazioni internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dall’Unione Africana.
Non si tratta solo di un progetto per fornire un’àncora di giustizia a questo mondo squilibrato, ma per garantire a tutti noi sicurezza, stabilità e crescita. Come noi abbiamo il dovere di offrire il vaccino ai nostri cittadini con la massima velocità, così lo dobbiamo fare con il resto del mondo. Non per semplice solidarietà, ma nella consapevolezza che il virus, se non lo estirpiamo in tutto il globo, ritornerà ancora a trovarci a casa nostra, appesantito da ulteriori mutazioni alle quali non è detto che si possa efficacemente fare fronte.
IL MESSAGGERO
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