Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 31 gennaio: 11.252 nuovi casi e 237 morti
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 2.553.032 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 11.252, +0,4%* sul totale contagiati — vedi sopra — (ieri erano +12.715, qui il bollettino). I decessi odierni sono 237, +0,3%* (ieri erano +421), per un totale di 88.516 vittime da febbraio 2020. Le persone guarite o dimesse sono 2.010.548 complessivamente: 20.396 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +1%* (ieri erano +16.764). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in tutto 453.968 (sotto la soglia di 500 mila dal 23 gennaio), pari a -9.384 rispetto a ieri, -1%* (ieri erano -4.472). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.
I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 213.364, ovvero 84.646 in meno rispetto a ieri quando erano stati 298.010. Mentre il tasso di positività è 5,3% (l’approssimazione di 5,27%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 5 sono risultati positivi; ieri era 4,3%.
Dal 15 gennaio
questa percentuale casi/tamponi è calcolata contando anche i test
rapidi, di conseguenza è più bassa rispetto a quella dei bollettini
precedenti al 15 gennaio e non è possibile fare confronti con lo
storico. Qui la mappa del contagio in Italia.
Meno contagi in 24 ore rispetto a ieri. Il minor numero di nuove infezioni è condizionato dalla diminuizione di analisi processate, come accade ogni weekend (oggi si comunicano i test esaminati sabato). E così la curva si abbassa per il quarto giorno consecutivo. Il rapporto di casi su tamponi cresce di un punto, passando dal 4,3% di sabato al 5,3% attuale. In genere l’aumento della percentuale si osserva quando calano i test perché si tende a cercare in modo più focalizzato, tamponando chi ha sintomi o in prossimità di un focolaio. È vero che si osserva un lento miglioramento, ma senza cautele il virus ci mette un attimo a riprendere la corsa. «Il ritorno in area gialla non significa normalità», spiega Agostino Mizzo, coordinatore del Cts. Avvertendo: «È necessario evitare assembramenti, perché c’è il rischio, assolutamente reale, che la curva schizzi rapidamente verso numeri difficilmente gestibili». Di fatto, la quantità di casi quotidiani non permette ancora il tracciamento.
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