Crisi di governo, la prima prova è il programma: ecco i punti che dividono Pd, M5S, Italia viva e Leu
di Maria Teresa Meli
ROMA — Finora nessuno li ha mai presi sul serio, se non altro perché non contenevano nemmeno delle date entro le quali mandare in porto questo o quel progetto, ma solo un infinito numero di argomenti.
Il primo si chiamava «contratto di governo» e lo hanno sottoscritto la Lega e il M5S. Il secondo, più semplicemente, veniva definito «programma» ed era firmato dal Partito democratico e dal Movimento Cinque Stelle. A garantire l’attuazione di entrambi, Giuseppe Conte.
Ora siamo al terzo testo che dovrebbe sancire la nascita di un governo. Vito Crimi lo chiama «cronoprogramma». Nicola Zingaretti «contratto di legislatura»». Matteo Renzi, più semplicemente, «un documento scritto». I primi due vorrebbero che sia ancora lo stesso premier a garantire l’attuazione di questo terzo programma, il leader di Italia viva appare invece più tiepido rispetto a questa prospettiva, tant’è vero che ai suoi confida: «La partita ormai si gioca su un governo istituzionale guidato da Draghi, con la possibilità di allargare la maggioranza a Forza Italia o su un Conte ter con radicali cambiamenti di ministri e di programma». «Oppure — suggerisce l’ala dura di Italia viva — potremmo anche continuare a dire di no».
Ma i programmi finora sono stati (quasi) dei pretesti per mettere su dei governi tra forze che non avevano vinto le elezioni del 2018 e forze che non le avevano perse.
Questa volta è diverso, perché Renzi, nel tentativo di non rendere il Conte ter una soluzione inevitabile di questa crisi, ha imposto che prima si faccia il programma «e poi si decida il nome del premier».
Ragion per cui nella serata di ieri i partiti della vecchia e (forse) nuova maggioranza si sono riuniti per darsi delle priorità programmatiche.
Ma poiché la partita si gioca sul coinvolgimento o meno di Italia viva, alla fine della festa sono i punti programmatici che il partito di Renzi presenterà al tavolo della trattativa a fare la differenza.
E ogni tema ha un nome e cognome, ossia un possibile ministro che si occupa di quell’area di competenza, che secondo Iv dovrebbe andare a casa.
Innanzitutto il Mes. Per Renzi «non è più un prendere e lasciare. Crimi ha chiesto che “insieme ad altri temi divisivi il Mes venga accantonato”. Ma Iv, comunque, lo vuole porre: va bene il compromesso, ma almeno si prenda una parte di quegli stanziamenti.
Quindi le infrastrutture: la Tav, i ponti, le grandi opere, tutti argomenti ostici per i grillini.
Altro tema «caldo», la riforma della giustizia. Italia viva la vuole, il Pd l’ha nel programma, se la facessero questi due partiti non ci sarebbe problema, ma siccome ci sono anche i 5 Stelle le cose si complicano.
Poi c’è il Recovery. «Non va ancora bene», ha detto Renzi ai suoi. «Troppi bonus», è l’accusa di Italia viva. Ma quei bonus li hanno voluti i 5 Stelle e il ministro Gualtieri.
Iv porrà anche il tema del reddito di cittadinanza: ha senso continuare ad erogarlo così?
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