Governo, l’Italia fa paura: cosa dicono le cancellerie e i mercati

di Andrea Bassi

I segnali di fumo che arrivano dalle cancellerie europee e dai mercati sono sempre più preoccupanti. Nel suo ultimo report sull’Italia, la banca d’affari americana Goldman Sachs ha intitolato il passaggio sulla crisi di governo italiana «Distrazione politica, distruzione reale». Il punto centrale, spiegano gli analisti di Goldman, è la gestione dei 209 miliardi del Recovery plan. L’instabilità politica è un problema per diversi motivi. Il primo è che può rallentare il piano. E se il piano rallenta, anche la ripresa economica rallenterà. Se rallenta la ripresa economica, sarà difficile per l’Italia centrare l’obiettivo di riduzione del debito pubblico al 130% entro il 2030. Il debito, in effetti, sembra scomparso dai radar politici nonostante abbia raggiunto la soglia del 160% del Pil. I mercati, e quindi lo spread, sono tenuti per adesso a bada dagli ingenti acquisti della Bce e dall’aspettativa che la pioggia di soldi del Recovery spinga il Pil riducendo il peso del debito. Ma i dubbi cominciano ad aleggiare. Morgan Stanley, altra banca d’affari americana che compra debito italiano, lo ha detto chiaramente. «Le tensioni politiche oggi arginate dalla Bce – spiega nel suo rapporto – possono danneggiare pesantemente l’Italia sui mercati e far schizzare di nuovo il costo del debito». Il campanello di allarme della mancanza di un governo, e soprattutto di un governo stabile, non è suonato solo nei grattacieli della finanza. Anche nei palazzi di Bruxelles e delle cancellerie europee la crisi politica italiana tiene banco. Basta leggere la stampa tedesca che da qualche giorno si occupa dell’Italia. Il Frankfurter Allgemeine scrive che i «fondi per la ricostruzione che Roma riceverà dall’Ue possono essere utilizzati in modo ragionevole solo da un governo pienamente capace».

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Le voci

Voce autorevole, certo. Ma forse il monito più diretto è quello arrivato solo un paio di giorni fa da Marco Buti, lunghissima carriere ad alto livello nei ranghi della Commissione europea, oggi capo di gabinetto del commissario agli Affari monetari Paolo Gentiloni. Se l’Italia non si dà una mossa e presenta un piano di riforme credibile all’Europa, è stato il succo del suo discorso, quelle stesse riforme tra qualche mese, al massimo il prossimo anno, potrebbero essere imposte dall’esterno, dai mercati. Parole tremendamente dirette. Il messaggio è più o meno univoco. Lo scenario ipotizzato da Buti va scongiurato dando vita a un governo coeso e credibile. Lo ha detto, per esempio, Dbrs Morningstar, la quarta agenzia di rating mondiale. Il rischio principale, ha spiegato, è che si formi un governo debole, con una maggioranza poco coesa, e senza una chiara agenda. Un governo, insomma, che nasca con l’unico scopo di evitare le elezioni anticipate.

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