Il Professore rompe gli indugi: “Ma la maggioranza sia ampia”

Oggi l’ex governatore salirà al Quirinale con la protezione dell’ombrello che lui stesso ha contribuito a mettere sopra le teste degli italiani. L’Italia ha chiuso il 2020 con il peggior calo del Pil dal Dopoguerra. Se il Paese si è potuto permettere di fronteggiare un crollo della ricchezza di 150 miliardi di euro con altrettanta spesa pubblica, è grazie al piano pandemico della Banca centrale europea e l’acquisto straordinario di titoli.

Se nel Dopoguerra a ricostruire l’Italia fu il piano Marshall degli americani, ora Draghi avrà a disposizione i duecento miliardi del Recovery Plan. Per lui, che cultore dell’austerità non è mai stato, sarà l’occasione per fare il contrario di quel che gli accadde di dover decidere negli anni in cui lavorava da funzionario di un ministero, quello del Tesoro. Anche qui le date fanno impressione: ci restò fra il 1991 e il 2001. Lo chiamò Guido Carli su Consiglio di Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia. Era il settimo governo Andreotti, fu confermato da tutti i successivi, fino a Silvio Berlusconi. Fu lui a coordinare il primo piano di privatizzazioni. E fu lui, in quei mesi, a dover fare i conti con l’accusa di aver svenduto l’Italia agli interessi stranieri. Gli capita ancora, a distanza di trent’anni, di ricordare con fastidio la campagna di discredito che gli fu riservata per essere salito pochi minuti sul panfilo della Regina d’Inghilterra attraccato al molo di Civitavecchia. L’invito fu spedito da un gruppo di investitori. Lui salì, fece un saluto a nome del governo, e se ne andò. Quel piano di privatizzazioni, attaccato da molti, fu una delle premesse per far entrare l’Italia nella moneta unica. Quando scrisse la tesi di laurea nel 1970, relatore Federico Caffè, lo studente Mario Draghi non credeva ci fossero le condizioni per introdurla. Passerà il resto della carriera a occuparsi di farla funzionare.

Ora – se confermato nell’incarico di timoniere, dovrà salire sul Titanic Italia e a restarci fino a quando non sarà approdato nel porto sicuro della crescita. Per far sì che il debito italiano sia sostenibile, occorre un aumento medio del Pil del due per cento l’anno. L’ombrello di Francoforte resterà aperto per almeno un altro anno, forse un anno e mezzo. Fino ad allora la Banca centrale europea comprerà tutti i titoli che il mercato diversamente non acquisterebbe. Entro allora l’obiettivo dovrà essere raggiunto, pena un rialzo dei tassi di interesse e un nuovo rischio di default. Mattarella vorrebbe Draghi a Palazzo Chigi fino alla scadenza della legislatura, nel 2023. Ma c’è già chi lo immagina candidato a succedergli al Quirinale. 

LA STAMPA

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