Il travaglio dei 5 Stelle su Draghi: la partita dei numeri in Aula

Giuseppe De Lorenzo

Per più di un’ora tutti attendono la posizione dei grillini. Il silenzio regna assoluto. All’inizio parlano solo alcune voci critiche, che di sicuro non daranno il loro appoggio ad un eventuale governo guidato da Mario Draghi.

Escono allo scoperto alcuni deputati (Colletti, Gallo, Brescia), il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, e i senatori Elio Iannutti e Danilo Toninelli. All’inizio i vertici del Movimento invece tacciono. Tacciono perché la decisione è ardua: abbracciare il governo tecnico, seguendo l’invito di Mattarella; oppure dire di “no”, creando qualche inciampo al nascituro esecutivo. In entrambi i casi, è molto probabile che i Cinque Stelle possano spaccarsi in due. “Il M5S ha tante anime, una più governista e una più di protesta – dice Emilio Carelli, fresco ex pentastellato – io non penso ci sarà una grande unità”.

Il redde rationem arriverà oggi. L’assemblea congiunta dei deputati e dei senatori grillini è stata convocata alle 15. Al centro del dibattito ci sarà, ovviamente, quanto deciso dal Quirinale, che – dopo le fallimentari consultazioni di Roberto Fico – ha convocato l’ex capo della Bce per far nascere un governo di “alto profilo”. Per ora la posizione ufficiale è quella espressa da Crimi ieri sera: “Il MoVimento 5 Stelle, già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi”. I toni sono diversi da quelli di Di Battista, che è tornato a definire il banchiere “l’aposto delle elitè”, ma la sostanza non cambia. Eppure molti osservatori vedono possibile una scissione interna ai grillini, che potrebbero dividersi tra governisti e movimentisti. E magari potrebbero emergere pure alcuni “contiani”.

Draghi e il suo «Whatever it takes», la frase del luglio 2012 diventata voce della Traccani

L’assemblea dei grillini sarà uno dei passaggi fondamentali della giornata di oggi. Draghi salirà al Colle in mattinata, è probabile che gli verrà affidato un pre-incarico. Poi ci saranno le consultazioni coi partiti e l’eventuale formazione del governo. Il voto dei Cinque Stelle, soprattutto al Senato, potrebbe essere pesante, anche se forse non determinante. Ad oggi, stando alle dichiarazioni ufficiali, Draghi può contare sull’appoggio di Italia Viva, che conta 18 senatori. Il neonato gruppo di europeisti (sono una decina) dovrebbe fare lo stesso, anche se l’accozzaglia è tale che tutto è possibile. Solitamente governista il gruppo Per le Autonomie. Il Pd (35 senatori) invece per ora non si è espresso, appare dilaniato e deluso, ma i rumors dicono che alla fine si adeguerà al volere di Mattarella. Ancora da capire la posizione di Leu (6 senatori), che fino a poco fa si diceva certo che senza Conte l’unica via sarebbe stata quella delle urne. Diamo infine per scontato il voto positivo di almeno tre senatori a vita, gli stessi che accordarono la fiducia anche a Conte (Monti, Cattaneo, Segre).

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