Il travaglio dei 5 Stelle su Draghi: la partita dei numeri in Aula


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Anche nel centrodestra è partito il valzer delle discussioni. Forza Italia (54 senatori) sembra orientata ad appoggiare il banchiere, che lo stesso Berlusconi ha più volte rivendicato di aver voluto alla guida della Bce. Sicuro invece il sostegno dei 3 senatori di Cambiamo! che fanno capo a Giovanni Toti. Diverso il discorso per Fratelli d’Italia (19) e Lega (63). Giorgia Meloni ha sempre sposato la linea del voto, anche se in una nota di ieri sera ha fatto trapelare la disponibilità ad un’opposizione “responsabile” e non belligerante. Salvini dopo l’annuncio di Mattarella ha twittato l’articolo 1 della Costituzione (“la sovranità appartiene al popolo”), ma da federatore della coalizione è probabile che lavorerà ad una mediazione che tenga insieme il centrodestra e non ostacoli il nuovo esecutivo. In fondo Giorgetti e una parte del partito da tempo sono convinti che il Carroccio dovrebbe essere della partita. E poi fu lo stesso Salvini, un anno fa, a proporre il nome dell’ex numero 1 dell’Eurotower. Ieri ha detto: “Io non faccio questioni di nomi. Il governo non è un fine ma un mezzo. Poi a chiunque voglia ragionare del futuro dell’Italia non dico mai di sì o di no per simpatia o pregiudizio”. Come a dire: nessun via libera a “pacchetto chiuso”, ma “non abbiamo pregiudizi”. Insomma: “Noi ci siamo per votare qualcosa che serva agli italiani”. Di sicuro la compattezza leghista non è in discussione: quello che deciderà il capitano faranno le sue truppe.

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Dunque per ottenere la fiducia con almeno 161 voti in Senato, al netto dei partiti di cui pare già scontato il “sì”, Draghi avrà bisogno dell’appoggio (interno o esterno) del M5S o della Lega. Le opzioni sul tavolo sembrano due: o Salvini si convince a sposare SuperMario, oppure i grillini potrebbero spaccarsi. “Non ci vengano a chiedere di votare Draghi. Abbiamo fatto di tutto: non siamo l’establishment e non possiamo votare per l’establishment”, ha detto Toninelli. “Non esiste il governo tecnici: se qualcuno cerca scuse per manovre lacrime e sangue non troverà il nostro appoggio”, ha rilanciato il ministro della Pa, Fabiana Dadone. Ma l’appello di Mattarella è stato chiaro. E qualcuno risponderà “presente”. Giorgio Trizzino, deputato M5S considerato vicino a Beppe Grillo, ieri ha dichiarato che la scelta di Mattarella è “coerente con la drammatica situazione in cui è piombato il Paese”. Posizione ben diversa da quella di Crimi: quanti la pensano come lui? Non resta che attendere l’assemblea nel pomeriggio, che si annuncia infuocata.

IL GIORNALE

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