Perché ai partiti conviene sostenere il governo Draghi

di Mario Monti

Perché ai partiti conviene sostenere il governo Draghi

Mario Draghi (illustrazione di Stefania Cavatorta)

Con chiarezza disarmante, il presidente Mattarella ha presentato la situazione critica dell’Italia, la prospettiva che grazie all’Europa si apre e la persona che più di ogni altra è in grado, per capacità e autorevolezza, di guidare l’impegno collettivo per cogliere questa grande opportunità.

È naturale che la politica sia a disagio, per essersi inabissata da sé sotto lo sguardo dei cittadini increduli e preoccupati. E che reagisca con un moto d’orgoglio fuori tempo, di fronte a una personalità come Mario Draghi che riscuote più di molti di loro la fiducia dei cittadini; che non ha il crisma dell’urna, ma ha il carisma di una vita.

Eppure, assecondare la chiamata di Mattarella e la disponibilità di Draghi sarebbe da parte dei partiti un segno non solo di responsabilità nazionale, ma anche di lucida visione dei loro legittimi interessi di parte.

Il successo del governo Draghi si misurerà anzitutto sulla capacità di gestire meglio la crisi pandemica, il campo che meno di tutti dovrebbe essere targato politicamente. Se un partito si chiama fuori da un impegno nazionale contro il Covid-19, è improbabile che possa guadagnare voti in un Paese appestato.

Per il resto, in campo economico e sociale il governo dovrà in primo luogo recuperare i ritardi sul Recovery plan e renderlo più concreto e finalizzato. Sfida impegnativa, ma non destinata a causare impopolarità. Né dovrebbe crearne il clima economico-finanziario che nei prossimi due anni probabilmente caratterizzerà l’Europa e in essa l’Italia.

In tempi non lontani, altri governi hanno dovuto operare con urgenza e durezza per evitare che il Tesoro italiano perdesse l’accesso al mercato e che l’Italia dovesse sottomettersi alla troika, per fare riforme a lungo rimandate come quella delle pensioni, che nell’immediato comportavano costi sociali anche notevoli.

Oggi, si tratta di fare buon uso di fondi ingenti messi a disposizione dall’Europa, compito non facile ma non votato all’impopolarità. E di impiegarli non solo per investimenti, ma anche per accompagnare e rendere più accettabili le riforme strutturali decisive per la crescita, la cui urgenza ha smesso di essere percepita a causa della larghezza monetaria e della sospensione dei vincoli di bilancio.

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