Perché ai partiti conviene sostenere il governo Draghi
Ci si trova, insomma, in un ambiente nel quale la politica economica rimane un esercizio complesso — che oggi non potrebbe trovarsi in mani migliori — ma per il quale ricorrono condizioni propizie inimmaginabili fino a poco tempo fa.
Anche per questi motivi, sbaglierebbero i partiti «aventiniani» a stare fuori da una maggioranza e da un governo che, condotti con capacità e alta credibilità anche internazionale, verosimilmente porteranno a risultati tali da rassicurare i cittadini e le imprese sul fatto che l’Italia inizia a risalire. Appoggiare il governo che sta per nascere, superando riflessi condizionati negativi, porterà probabilmente a buoni dividendi anche politici ed elettorali.
Se quasi tutti i partiti, dieci anni fa, hanno appoggiato in Parlamento i provvedimenti spesso sgradevoli di un governo che ha avuto in sorte un mondo opposto a quello attuale; se hanno dato a quel governo, nato su un esplicito programma di rigore, la fiducia più alta mai registrata nella storia repubblicana, sarebbe molto strano che oggi riservassero al governo che si presenta dinanzi a loro un appoggio meno ampio.
Certo, allora la gente comune e l’alta finanza avevano un incubo in comune: lo spread, che era quasi sei volte quello attuale. Ma il presidente del Consiglio incaricato può spiegare al Parlamento che, se l’Italia e le sue forze politiche non si danno una mossa, quei giorni in futuro potrebbero tornare. È meglio per la politica scegliere di condividere oggi un impegno che lascia sperare anche la popolarità, che essere costretta a condividere in futuro una pesante impopolarità. E la definitiva sfiducia dei cittadini in quella politica.
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