Consultazioni, i colloqui di Draghi: sarà un governo tecnico o politico?

Da oggi cambia il copione. Ieri Conte, dopo aver cercato per settimane europeisti inParlamento, si è imbattuto in Draghi che è andato a fargli visita a palazzo Chigi. Nell’incontro di rito si è discussa la complessità della situazione e si è accennato ai (molti) dossier lasciati aperti. Raccontano che il colloquio sia stato formalmente cordiale, e certo l’ex presidente della Bce ha apprezzato la squisita ospitalità dell’interlocutore senza curarsi delle voci che intanto si rincorrevano. Per esempio quella sul messaggio apocrifo di Grillo, costruito ad arte in qualche stanza romana, per scatenare i grillini contro «l’uomo dei poteri forti». O il fatto che Conte, da giorni, stia spingendo parlamentari del Movimento e ministri ormai senza poltrona a non votare il nuovo governo, con un duplice disperato obiettivo: tornare in sella con un nuovo voto di fiducia in Parlamento, oppure precipitarsi al voto garantendo a tutti un posto nella sua famosa lista.

Tale era il degrado della situazione che Franceschini è dovuto intervenire, e con un’intervista all’Huffingtonha dato a Conte un avvertimento. D’altronde il Colle era stato chiaro con «l’avvocato del popolo»: se Draghi rimettesse il mandato, toccherebbe alla Lamorgese portare il Paese al voto. E fine del discorso. Ovviamente l’ex presidente della Bce confida di riuscire, ovviamente è informato del lavorio nei partiti. Nei Cinquestelle Fico lavora a suo sostegno, mentre Di Maio — consapevole della situazione — si espone meno per evitare la rottura del Movimento. Nel Pd, dove c’è chi accarezza ancora il sogno delle urne, l’unico problema è avere i grillini in maggioranza per non dover limitarsi all’appoggio esterno.
Nel centrodestra invece è una tonnara, con Salvini stretto tra l’intransigenza dellaMeloni e gli appelli pubblici degli imprenditori del Nord — molti dei quali suoi elettori — che gli chiedono di sostenere Draghi. E mentre Berlusconi tentenna — diviso tra ambizioni quirinali e manovre lettiane — un pezzo di Forza Italia è mentalmente già dall’altra parte, a meno che il Cavaliere non decida di seguirli e di votare anche lui la fiducia al premier incaricato. In ogni caso la geografia politica sta cambiando: quella di ieri non è più quella di quarantottore fa, quella di domani non sarà quella di oggi. Perciò Draghi ha bisogno di tempo: deve dare a tutti tempo. E dopo due giri di consultazioni annuncerà se il suo sarà un governo dal profilo tecnico o con impronta politica. Al momento i numeri per la fiducia formalmente non ci sono, ma al dunque i partiti troveranno il modo. Perché nessuno intende davvero sfidare l’ignoto

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