Trattative e veti. L’era di Draghi comincia al buio
ALESSANDRO BARBERA
ROMA. Fedele alla ricerca maniacale della privacy – alla quale dovrà rinunciare in fretta – il primo atto di Mario Draghi premier è farsi beffa di un gruppo di giornalisti e filmmaker. Roma, ieri, ore sette. Sicuri di vederlo uscire di casa, una ventina di persone è sulla strada al quartiere Parioli. L’addetta alla portineria, impietosita dall’attesa in ore antelucane, esce dallo stabile e avverte tutti: «Tanto nun ce sta, se ne è andato ieri sera». Per far perdere le tracce l’ex presidente della Bce ha passato la notte in albergo.
Da quella stanza, di prima mattina, Draghi fa una lunga telefonata al commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Nella peggiore delle ipotesi (ovvero di un ritorno alle urne in estate) il suo governo dovrà chiudere la trattativa con Bruxelles sul Recovery Plan. Alle 12 il cerimoniale lo attende al Quirinale per incontrare Sergio Mattarella. Draghi scende dall’auto nel cortile del palazzo con qualche minuto di anticipo, visibilmente nervoso. Non ha carte, non ha borsa. Fa il controllo della temperatura, entra nell’ufficio privato del Presidente della Repubblica. Ne esce un’ora e un po’ più tardi per una breve dichiarazione. Dice che «il momento è difficile», promette «il confronto con le forze sociali» (nello stile di Carlo Azeglio Ciampi), esita quando parla dell’importanza di «uno sguardo al futuro dei giovani». Governo, Draghi accetta l’incarico da Mattarella: “Sono fiducioso che dal confronto con i partiti emerga unità e risposta responsabile”
Rispetto allo standard delle complicate conferenze stampa cui era costretto a Francoforte, è emozionato. «Faccio un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento», «auspico emerga unità». Per non mettere più paletti di quel che la situazione gli consente, evita di aggiungere l’aggettivo «nazionale». Non sa ancora se dovrà formare un governo tecnico, politico, o – come i partiti impongono come condizione al sostegno – ibrido, con i leader e qualche esperto indipendente. Sui social network (dove non ha profili, ad eccezione delle parodie) Draghi viene impiccato ad un anglicismo: «Le sfide che ci confrontano». In questi giorni su Twitter l’ex presidente Bce va forte. «Reputation Science» dice che Mario Draghi nell’ultima settimana è stato citato 260 mila volte. Merito del villaggio globale e della fama internazionale: ieri non c’era giornale straniero che non avesse almeno un titolo sull’ennesimo cambio di inquilino a Palazzo Chigi. L’effetto Draghi sui mercati: titoli in rialzo, lo spread scende
Pages: 1 2