La linea SuperMario è quella dei liberali

Alessandro Sallusti

Cosa ne sarà del tentativo di Draghi di formare un nuovo governo lo vedremo. Per ora la buona notizia è che è definitivamente finita la stagione dei mediocri e degli incapaci, iniziata nel giugno del 2018.

Conte non tornerà premier per la terza volta, la sua corsa da leader – che coincide con la scalata dei grillini al potere – finisce qui e di questo bisogna onestamente ringraziare Matteo Renzi, che dopo aver fatto ha pure disfatto il governo più imbarazzante della storia. Scampati dal male peggiore, ora ci si deve avviare sulla via della guarigione, con una terapia d’urto (elezioni subito) o mettendosi nelle mani di un buon medico, per di più di fama internazionale, quale è Mario Draghi.

Se la prima strada non fosse percorribile per l’ostilità del Parlamento (e di Mattarella) a sciogliere la legislatura, rifletterei molto bene prima di rifiutare per principio una medicina che potrebbe rivelarsi salvifica. Draghi non è Monti, per semplificare non è tra gli europeisti «lacrime e sangue» che vogliono chiudere il portafoglio, bensì l’inverso, come ha ben dimostrato da governatore della Banca centrale europea. È un fatto che la ricetta economica di Draghi sia perfettamente sovrapponibile a quella del centrodestra, non certo a quelle assistenziali dei Cinque Stelle e della sinistra.

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