Von der Leyen: “Bene Draghi, ora sul Recovery plan l’Italia lavori senza sosta”
Marco Bresolin
DALL’INVIATO A BRUXELLES.Bisogna «lavorare senza sosta» al Recovery Plan italiano. Perché il tempo a disposizione è poco e i soldi da utilizzare tanti. Ma soprattutto perché ci sono ancora molti dettagli da definire, obiettivi da fissare e riforme da concordare. Ursula von der Leyen cerca di tenersi fuori dalle dinamiche politiche romane, ma il sorriso che compare sul suo volto quando sente pronunciare la parola «Mario Draghi» fotografa alla perfezione il sentimento di fiducia che si respira nel Palazzo Berlaymont verso il nuovo capo del governo. Dal quartier generale della Commissione europea, la presidente difende il piano Ue sui vaccini che le sta costando parecchie critiche. Ma per la prima volta – nel corso di un’intervista con “La Stampa” e altri media europei – ammette i passi falsi: l’Ue ha sottovalutato i problemi legati alla produzione e soprattutto ha contribuito ad alzare più del dovuto le aspettative dei cittadini.
In Italia sta per nascere un governo guidato da Mario Draghi: per voi è l’opzione migliore?
«Alt.
Si tratta di un affare italiano. E come sapete abbiamo una regola
d’oro: non commentiamo mai le questioni politiche interne. Posso solo
dire che Draghi alla Bce ha svolto un ruolo straordinario e di questo ne
sono tutti consapevoli. Non solo in Italia».
Con
il precedente governo italiano avevate avviato la discussione sul
Recovery Plan: che impatto avrà il cambio della guardia a Palazzo
Chigi?
«Da settimane, per non dire mesi,
lavoriamo con le autorità italiane e con le parti interessate per
sviluppare i dettagli della bozza. E il lavoro è ancora in corso. Lo
dico per sottolineare quanto dettagliato sia questo lavoro, visto che si
tratta di un ammontare enorme di fondi da spendere in un periodo di
tempo relativamente limitato, in pochi anni. Dobbiamo andare in
profondità nei dettagli, definendo obiettivi e tabella di marcia. Per
questo siamo pronti e impegnati con l’amministrazione italiana per
lavorare senza sosta e andare avanti perché il tempo è prezioso e non
vediamo l’ora di vedere come sarà formato il nuovo governo».
Vi aspettate continuità sul piano italiano?
«Questa
sarà una decisione del nuovo governo. Ma la cornice del piano è chiara
perché è stata concordata da Consiglio e Parlamento sulla base della
proposta della Commissione. Serve un mix di riforme e investimenti
legati al Semestre europeo che rispetti il Green Deal, al quale va
destinato il 37% delle risorse. Il 20% deve andare alla digitalizzazione
e poi c’è la parte relativa alla resilienza che rappresenta un pilastro
importante. Si tratta di obiettivi comuni, condivisi da tutti gli Stati
con il Parlamento: contiamo che ci sia continuità nell’attenersi a
questi princìpi».
Il piano
Next Generation EU ha rappresentato una svolta per l’Europa: è un primo
passo che verrà ripetuto in futuro oppure sarà soltanto una parentesi?
«La
sua struttura è molto chiara: si tratta di un progetto “una tantum”.
Per la prima volta possiamo andare sui mercati e raccogliere capitali da
distribuire agli Stati in base a dei progetti chiari, con obiettivi e
tabelle di marcia precise. Credo sia una grande conquista, storica.
Perché durante l’ultima crisi finanziaria del 2008-2010 si decise di
muoversi con un accordo intergovernativo e non a livello europeo. Questa
volta abbiamo fatto un grande passo avanti, ma è chiaro che è stato
costruito per essere uno strumento da usare “una tantum”. Così ha deciso
il Consiglio. Che ovviamente potrà essere libero di prendere altre
decisioni in futuro, ma al momento è così».
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