Coro di sì a Draghi. “Fidatevi di me”. Squadra in 7 giorni
ALESSANDRO BARBERA
Pensa a un governo lungo, di legislatura, ma ai partiti parla solo delle cose più urgenti. Sui vaccini: «Occorre partire con un piano massiccio che spenga tutte le emergenze: sanitaria, economica ed educativa». Sulle imprese: «Sono preoccupato per il loro livello di indebitamento, e per le conseguenze che ciò sta producendo sui bilanci delle banche». Sul Recovery Plan che va presentato in Europa: «Nel momento in cui i cittadini di tutta l’Unione vengono tassati per finanziare debito comune, non possiamo permetterci di spendere male quei soldi». Quando la delegazione di Forza Italia, l’ultima programmata per ieri, lascia la biblioteca della Camera, sono le 18.47. Giovedì Mario Draghi aveva terminato il primo giorno di consultazioni alle 18.46. Questa volta però non c’è stato il tempo per il pranzo a casa con la moglie. L’ex numero uno della Banca centrale europea cerca di mantenere le vecchie abitudini e un controllo militare del tempo. Non è ancora chiaro se riuscirà ad avere lo stesso successo coi partiti.
Per evitare gaffes, nel secondo giorno di consultazioni Draghi chiede e ottiene un album con i volti delle persone che deve incontrare. Per non costruire ipoteche sulla maggioranza che lo dovrà sostenere, evita accuratamente gli argomenti divisivi: la giustizia, il fisco, la riforma dello Stato sociale o delle pensioni. Non si sbilancia mai quando gli viene chiesto di valutare gli eventuali equilibri di governo. Per quelli ci sono le conversazioni al telefono. Nelle ultime 48 ore ne avrebbe avute almeno due rilevanti. Una con Silvio Berlusconi, che all’ultimo e per paura del virus non si è presentato di persona alle consultazioni. La seconda telefonata – confermate da fonti dei Cinque Stelle – sarebbe stata con Beppe Grillo, che oggi guiderà la delegazione del suo partito all’incontro.
Alla vigilia del terzo giorno di consultazioni si iniziano ad avere alcune certezze. La prima: l’unico partito che resterà fuori del governo è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. La seconda: dopo l’incontro con Cinque Stelle e la Lega (entrambi oggi), quello con i sindacati e le imprese (lunedì), il premier incaricato farà un secondo giro di consultazioni. Ciò significa che per avere la lista dei ministri bisognerà attendere almeno una settimana. Terza e ultima certezza: non sarà un governo solo di tecnici. Draghi non è contrario alla presenza dei leader, ma non vuole essere impiccato al manuale Cencelli. Ieri nei partiti i conti erano già fatti: tre ministeri ai Cinque Stelle, due a Pd, Forza Italia e Lega, uno per il movimento di Matteo Renzi. In queste ore raccogliere notizie non verificate è piuttosto facile: l’ex direttore generale del Tesoro non ha uno staff, né un ufficio di comunicazione. Durante le consultazioni Draghi però ha fatto capire che di queste cose parlerà «anzitutto con il Quirinale».
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