Coro di sì a Draghi. “Fidatevi di me”. Squadra in 7 giorni
Il premier incaricato non mostra alcuna fretta di giurare al Colle. «Il suo orizzonte è il 2023, si capisce chiaramente da come parla» spiega una delle persone che l’ha visto ieri, ma chiede di non essere citata. E a pensarci bene, non potrebbe permettersi altro che questo: fra un anno c’è da eleggere il nuovo capo dello Stato. C’è già chi preconizza una staffetta (al termine di un secondo mandato breve) con Sergio Mattarella, la stessa che qualcuno immaginò fra Giorgio Napolitano e Mario Monti, e che mai avvenne.
Nessuno nei palazzi della politica scommette sul fallimento dell’operazione Draghi, ma nessuno fa previsioni sui numeri che otterrà alla Camera e al Senato. La Lega è spaccata, i Cinque Stelle sono spaccati, Liberi e uguali è tentata dal gran rifiuto nel caso in cui Salvini fosse della partita. Ciascuno cerca di tirare la giacca blu di Draghi da una parte o dall’altra. Per paradosso, o forse no, la cosa più difficile sarà tenere insieme i due partiti che dopo le ultime elezioni avevano deciso di appoggiare il governo Conte uno. I grillini chiedono garanzie sul reddito di cittadinanza, il Carroccio pone come precondizione il no a qualunque nuova tassa. «So che ci sono scelte da fare, me ne farò carico, fidatevi di me», risponde l’economista senza togliersi mai la mascherina. Il dispositivo di protezione in questo caso svolge una doppia funzione: lo tiene lontano dal virus, e non gli fa correre il rischio di smorfie rivelatrici.
LA STAMPA
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