Salvini lo sa: stare al governo gli conviene
di BRUNO VESPA
Quando era presidente della Bce, Mario Draghi riuscì a comperare vagoni di titoli di Stato italiani facendo “tutto il necessario” non per salvare l’Italia, ma la moneta unica, come gli ha riconosciuto il ‘Financial Times’. Lo ha fatto nonostante l’opposizione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Se è riuscito in questo, perché non dovrebbe riuscire a far sedere in consiglio dei ministri Matteo Salvini con – poniamo – un Franceschini, un Di Maio, un Tajani e uno Speranza? Nel ’46 De Gasperi ebbe come ministri Togliatti, Nenni, La Malfa e il liberale Manlio Brosio. Oggi stiamo uscendo o no da una guerra? Abbiamo un’economia devastata o no?
Draghi ha ancora bisogno di qualche giorno. Ma ieri sera Salvini ha dato la disponibilità della Lega nel governo e non escluderemmo un suo impegno personale. Le ragioni sono almeno due. Glielo chiedono con grande insistenza gli imprenditori grandi e piccoli del Nord. Vogliono che non sia soltanto la sinistra a gestire l’uscita dall’emergenza e la programmazione del futuro. Nel governo ci sarà Forza Italia. Se Berlusconi non facesse questo passo, perderebbe metà partito e si condannerebbe all’irrilevanza. Ma è evidente che la presenza della Lega sarebbe strategica, e non solo perché garantirebbe una maggioranza numericamente alternativa a quella con i Cinque Stelle (non politicamente perché il Pd non ci starebbe).
La seconda ragione che ha convinto Salvini è la sua collocazione internazionale. Ieri il ‘Financial Times’ diceva che in questo modo lui avrebbe la possibilità di “ricostruire la credibilità economica del suo partito danneggiato dagli attacchi al ‘bunker di Bruxelles’ e dalla sua parentela con Marine Le Pen”. (E – aggiungiamo noi – con gli estremisti tedeschi di AfD). Chi si candida alla guida Paese, ha il dovere di ricostruire un rapporto con i suoi potenziali interlocutori di domani.
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