Draghi supera la maggioranza Ursula: al Senato l’asticella è già a 200 e può arrivare oltre 290: scenari e numeri
Paolo Festuccia
I numeri sono chiari: perfino con il voto contrario del M5Stelle (che pure non ci sarà come hanno confermato gli esponenti dopo le consultazioni con il presdente incaricato) un esecutivo guidato da Mario Draghi otterrebbe al Senato almeno 190 voti. Una maggioranza significativa che alla Camera, sempre nell’ipotetico scenario descritto, raggiungerebbe i 400 seggi. Tanti e tali da poter consentire all’ex presidente della Bce non solo di partire ma di guidare l’esecutivo con la giuste dote di consensi accanto. Ma se invece, come sta accadendo (almeno prima del voto in aula) anche il Movimento 5Stelle, seppur con qualche defezione interna darà via libera al nuovo governo, il premier in pectore avrebbe una maggioranza schiacciante oltre quella chiamata Ursula, sul modello di quella ottenuta da Ursula von der Leyen per la presidenza della Commissione Ue. L’asticella, infatti, si fermerebbe tra i 200 e i 250 favorevoli al Senato e a 470 deputati a Montecitorio. Insomma, almeno, stando alla cornice che si sta manifestando in queste ore il governo Draghi non avrebbe proprio alcuna difficoltà ad entrare subito operativo. Al punto che qualora non avesse il via libera dai 5Stelle avrebbe alla Camera comunque 400 voti alla Camera e 214 al Senato, oltre settanta rispetto a quelli ottenuti da Conte nella più recente fiducia. Tirando le somme, insomma, il governo Draghi nell’ipotesi migliore potrebbe anche ottenere 590 sì alla Camera e 291 favorevoli al Senato. Questo caso, contemplerebbe solo il voto contrario di Fratelli d’Italia. La situazione più possibile, o almeno quella che si sta delineando, è una cornice dove anche i 5Stelle voteranno a favore con qualche defezione. Defezioni che, in questi casi, sono di fatto normalità: in questa situazione l’asticella passerebbe a circa 470 sì alla Camera e 271 al Senato.
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