Da Pfizer a Sputnik, il punto sui vaccini

di Antonella Viola

Da Pfizer a Sputnik, il punto sui vaccini

Il vaccino russo Sputnik (Imagoeconomica)

Mentre la pandemia da SARS-CoV-2 continua a causare enormi problemi in tutto il mondo, rallentando o accelerando a seconda delle misure messe in atto, nelle ultime settimane ci sono state diverse novità riguardo i vaccini che avremo a disposizione per combattere questo virus. Facciamo quindi il punto della situazione, cercando di analizzare le caratteristiche dei vari prodotti. Pfizer e Moderna : questi sono stati i primi vaccini a ricevere l’ approvazione di Fda e Ema, le agenzie regolatorie degli Usa e dell’ Europa, rispettivamente, e i primi ad essere distribuiti negli ospedali e nelle Rsa. Sono basati sulla tecnologia dell’mRNA: nessun virus, ma solo delle particelle di grassi che trasportano l’informazione che serve alle nostre cellule a produrre la proteina Spike.

Sono vaccini estremamente efficaci, intorno al 95%, il che significa che quasi tutte le persone vaccinate saranno protette e non si ammaleranno se incontreranno il virus. Questa efficacia si raggiunge con due dosi, distanziate tra loro 21 giorni (Pfizer) o 28 (Moderna). Il vaccino impedisce la trasmissione del virus? Non abbiamo dati certi, ma i dati preliminari ci fanno sperare che sia così. Se così fosse, usando solo questi vaccini, potremmo raggiungere l’ immunità di comunità – cioè bloccare la circolazione del virus – vaccinando il 70% delle persone che vivono in Italia (attenzione: al virus non interessa se sei cittadino italiano o immigrato; per bloccarlo, bisogna comunque vaccinare il 70% delle persone che vivono nel nostro Paese).

I vaccini sono ovviamente sicuri, ma questi stimolano una forte risposta immunitaria, specialmente nelle persone più giovani, e quindi possono causare febbre e malessere. Inoltre, in alcuni soggetti predisposti, possono causare reazioni allergiche in misura superiore ai classici vaccini. AstraZeneca : questo vaccino, come gli altri di cui parleremo in seguito, è basato sull’uso di adenovirus modificati in modo da non replicarsi ma di trasportare nelle nostre cellule il Dna che serve a codificare la proteina Spike. L’Ema ha recentemente approvato l’uso di questo vaccino dichiarandone un’efficacia intorno al 60%, nonostante non ci siano dati sufficienti per le persone con più di 55 anni. L’efficacia del 60% si raggiunge con due somministrazioni a distanza di 28 giorni. Per questo motivo, e per la scarsa efficacia, al momento è consigliato per persone con meno di 55 anni e in ottima salute, prive cioè di quelle co-morbidità (come diabete, obesità, ipertensione, problemi cardiocircolatori) che potrebbero metterle a rischio di sviluppare sintomi severi. L’azienda sta lavorando alacremente per migliorare l’ efficacia del vaccino, modificando dosaggi e tempi, ma, per il momento, i dati non sono solidi. Così come approvato, dai dati pubblicati è chiaro che il vaccino non blocca l’ infezione, ma solo la malattia.

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