Di Battista, a cosa fa riferimento l’espressione «tredicesimo apostolo»
di Marco Rizzi, professore di Letteratura Cristiana Antica all’Università Cattolica*
Nella terza giornata di consultazioni dei partiti con il premier incaricato Mario Draghi è scontro tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Se dal primo è arrivato – ancor prima dell’incontro della delegazione del M5S con Draghi – un messaggio di apertura al premier incaricato, dal secondo una chiusura decisa: «Io non potrò mai avallare un’accozzaglia al governo che potrebbe andare da Leu alla Lega, non posso accettare “un assembramento parlamentare” così pericoloso. Non lo posso accettare perché la stragrande maggioranza delle forze politiche che si stanno inchinando al tredicesimo apostolo non rappresenta le mie idee». Ecco cosa significa l’espressione «tredicesimo apostolo»
La più immediata identificazione del tredicesimo apostolo è quella con Mattia, che nel racconto del primo capitolo degli Atti degli apostoli viene sorteggiato per prendere il posto del traditore Giuda. L’autore degli Atti, però, non lo indica come tredicesimo, anzi rimarca il fatto che occorresse ricostituire il collegio apostolico nel numero di dodici, simbolo evidente delle dodici tribù di Israele; di Mattia non sappiamo più nulla dal Nuovo Testamento, ma già nell’antichità fiorirono varie tradizioni leggendarie a suo riguardo. Interessante (nella prospettiva di Di Battista) è il fatto che alcuni eretici gnostici nel Secondo Secolo gli attribuiscono una rivelazione segreta ed esoterica, che Mattia avrebbe ricevuto direttamente da Gesù risorto e che l’avrebbe distinto dagli apostoli comuni.
Ciò lo accomuna a Maria Maddalena, l’«apostola degli apostoli» per gli scrittori ortodossi, in quanto avrebbe annunciato per prima ai dodici la resurrezione, oppure la “tredicesima apostola” per gli gnostici, anch’ella come Mattia portatrice di una dottrina segreta appresa grazie alla sua unione (di vario genere secondo i diversi scrittori gnostici) con Cristo. Scarso seguito ebbe invece l’idea di Ambrogio che nel Trattato sui patriarchi chiama Paolo “tredicesimo apostolo”, probabilmente perché si affermò la definizione di “apostolo delle genti” e l’accostamento, anche iconografico, con Pietro.
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