Renzi: “Soldi e Draghi, l’Italia ha tutto per volare. Ecco perché ho aperto la crisi”
di MICHELE BRAMBILLA
Il governo Draghi non è ancora nato ma la sua levatrice ha già finito il proprio turno di lavoro: non parteciperà al travaglio, né assisterà al parto. Matteo Renzi (il quale, curiosamente, era stato la levatrice anche del governo appena caduto) farà lo spettatore a casa propria. “Sono rilassato”, dice. “E felice. Si è chiusa per me la partita più difficile della mia esperienza politica. Anche umanamente”.
Perché la più difficile, senatore?
“Perché in tutte le battaglie precedenti mi era stato riconosciuto, dai miei avversari, il senso di ciò che volevo fare. Quando nel 2009 ho fatto le primarie a Firenze. Quando, da cattolico, ho fatto le leggi sulle unioni civili. E poi quando ho fatto il Jobs Act, e quando abbiamo mandato a casa Salvini, e quando abbiamo promosso il referendum di riforma costituzionale. C’è sempre stato chi contestava. Ma diceva: capisco che cosa Renzi vuol fare”.
Stavolta, invece?
“Stavolta, quando abbiamo aperto la crisi, nessuno ne capiva il motivo. Si dava per scontato che la pandemia dovesse chiudere ogni spazio di dibattito politico. E io non riuscivo a spiegare il senso di quello che stavamo facendo”.
Proviamo a rispiegarlo ora.
“Eppure è semplice. All’Italia arrivano 209 miliardi, tanti soldi quanti mai ne abbiamo avuti: e secondo me Conte non era la persona giusta per spenderli. Draghi sì”.
Ma la gente pensava: Renzi vuole più ministri.
“Abbiamo visto com’è andata. Oggi chiunque capisce che Italia Viva, nella coalizione di governo, conta molto meno di prima. È ovvio che in una maggioranza più ampia abbiamo meno potere interdittivo. Ma io sono molto più felice adesso. Ho fatto un sacrificio personale per il bene del Paese”.
Lei dice: tutto questo era difficile da spiegare.
“È così. Mi sono preso un sacco di insulti, dicevano che pensavo ai posti da ministro. Anche al bar non ci riuscivo, anche con le persone che mi erano sempre state vicine. Ora però siamo invasi da migliaia di messaggi”.
E cosa le scrivono?
“Che adesso hanno capito. E questo mi fa fare tante riflessioni personali”.
Quali?
“Ad esempio su quanto poco sia lungimirante il politico che agisce per ottenere un consenso immediato”.
Lei ha rischiato l’osso del collo, lo sa?
“Certo che lo so. Ma ho sempre pensato che le partite bisogna giocarsele, anche se difficili, e tante volte ho perso. Ho innumerevoli difetti, ma so perdere. Mai come questa volta, però, eravamo in pochissimi”.
Una partita tipo con due espulsi, nove contro undici?
“Tipo. Alla fine però gli avversari hanno sbagliato un gol e ne hanno preso uno in contropiede. Questo, se me lo lascia dire, è anche la bellezza della politica”.
Pages: 1 2