La messa, le partite a golf, le meringhe. Nel rifugio di Draghi, sui colli dell’Umbria

grazia longo

INVIATA A CITTA’ DELLA PIEVE. Il cancello della villa immersa nella campagna di Città della Pieve, in provincia di Perugia, rimane sempre chiuso. Si turnano le pattuglie dei carabinieri che presidiano l’ingresso, mentre un gruppetto di giornalisti aspetta invano che il presidente incaricato Mario Draghi esca di casa. La pioggia torrenziale certo non invita a fare passeggiate all’esterno della grande tenuta che circonda il casolare acquistato nel 2009 e finito di ristrutturare nel 2011.

L’ex presidente della Bce e la moglie Serenella Cappello non si allontanano neppure per la messa. «Chissà magari è troppo impegnato a lavorare per formare il nuovo governo – osserva Don Aldo Gattobigio, 81 anni, parroco del Duomo di questo paese umbro di quasi 8 mila persone al confine con la Toscana -. Il professore non ha un orario preferito per la messa, a volte viene a quella delle 10.30, altre volte alle 18 ma capita spesso che partecipi a quella del mattino presto, alle 7.30, al convento delle suore di clausura Clarisse». Don Aldo è molto vicino alla famiglia Draghi. È stato lui, il 4 giugno 2011, a celebrare le nozze di Giacomo, il secondogenito di Mario Draghi, 43 anni, ex trader finanziario alla Morgan Stanley, attualmente impegnato in un fondo hedge Lmr Partners. «Sono una famiglia molto unita e molto osservante, compresa l’altra figlia, Federica. In paese il professor Draghi e la moglie sono molto ben voluti. Fanno anche beneficenza, ma con discrezione. Sono entrambi molto gentili, lui più riservato, lei più aperta e socievole. Sono molto contento che lui sia stato scelto dal Presidente della Repubblica Mattarella per formare un nuovo governo. Ho molto apprezzato che Draghi abbia accettato l’incarico perché questo conferma il suo impegno e la sua dedizione per le istituzioni. Sia lui, sia la moglie mi sembrano molto ben integrati e il paese li ha accolti molto bene».

Lo conferma anche il sindaco Fausto Risini, 67 anni, eletto in una lista civica vicina al centro-destra «ma con esponenti in giunta che provengono anche dalla sinistra. Amministro Città della Pieve da due anni e da subito ho colto il legame che c’è con il premier incaricato. Per questo motivo un anno fa, prima che scoppiasse l’emergenza Covid, gli ho proposto la cittadinanza onoraria. Il professor Draghi ha accettato con entusiasmo ma poi a causa della pandemia abbiamo rimandato perché io ci terrei a fare una cerimonia in grande e adesso, con tutte le restrizioni dovute alla pandemia, non è possibile»

Nel frattempo il primo cittadino rievoca com’è scoccata la scintilla tra la famiglia Draghi e Città della Pieve. «La signora Serenella ha un’amica suora di clausura qui al convento delle Clarisse. Venne a farle visita, più o meno 13 anni fa, e come il marito si innamorò del posto. Il centro storico perfettamente curato, il Duomo impreziosito da due affreschi del Perugino che nacque qui nel 1446, le campagne ricche di vigneti e campi di zafferano. Poi acquistarono il casale che fecero ristrutturare e da allora vengono appena possono. Hanno vissuto qui anche durante il lockdown dello scorso marzo».

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