Draghi, i ministri possibili per la squadra di governo (con tante donne)
Ministero dell’Interno: Luciana Lamorgese o Lamberto Giannini
Il Viminale è stato il ministero chiave del Primo governo guidato da Giuseppe Conte, quello della maggioranza gialloverde in cui Matteo Salvini non solo ricopriva la carica di vicepresidente del Consiglio ma era anche titolare del ministero dell’Interno. Decisivo e centrale per la gestione dei migranti, oltre che per le politiche di sicurezza, il Viminale è stato spoliticizzato con l’ingresso del prefetto Luciana Lamorgese nel Secondo governo Conte. Ecco perché nel segno della continuità, voluta fra gli altri da Sergio Mattarella, potrebbe essere ancora confermata l’uscente Lamorgese. Un altro nome autorevole che circola è quello del prefetto Lamberto Giannini, super esperto di terrorismo.
Ministero degli Esteri: Marta Dassù o Elisabetta Belloni
Nel corso delle consultazioni Mario Draghi ha delineato la collocazione internazionale del nostro Paese indicando in primo luogo due direttrici: l’europeismo, e dunque la piena adesione alle politiche coordinate dalla commissione di Bruxelles, e l’atlantismo, dunque il rapporto irrinunciabile e privilegiato con Washington. È stato anche un modo per parlare alle ultime resistenze di Lega e Cinque Stelle. Come dire: se volete partecipare al mio governo, dovete essere convinti di questa cornice. Al momento il nome più accreditato sembra essere quello di Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina. In corsa anche Marta Dassù, che è stata viceministro degli Esteri ai tempi di Enrico Letta.
Ministero dell’Economia: Dario Scannapieco o Lucrezia Reichlin
Una delle ipotesi è che Mario Draghi possa prendere l’interim del ministero affiancato da due vice ministri di peso che potrebbero essere di estrazione politica. In questi giorni per la guida del ministero di via XX settembre sono circolati i nomi del vicepresidente della Bei Dario Scannapieco, dell’economista Lucrezia Reichlin, del professore Carlo Cottarelli, del manager Vittorio Colao e del vicedirettore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini. È il dicastero centrale per la stesura e l’attuazione del Recovery plan, e sarà di certo lo snodo principale delle riforme che ieri il presidente del Consiglio incaricato ha cominciato a delineare nel corso del secondo giro di consultazioni.
Ministero della Giustizia: Paola Severino o Marta Cartabia
Il dossier giustizia è stato uno dei più divisivi . La riforma della prescrizione, voluta da Alfonso Bonafede, ha causato non pochi problemi al Primo e al Secondo governo Conte. In queste ore Mario Draghi — in linea con le indicazioni della Commissioni europea — ha indicato come prioritaria la riforma della giustizia civile, uno dei nodi principali segnalati da tutti gli studi internazionali come causa degli scarsi investimenti esteri nel nostro Paese. È anche uno degli obiettivi espliciti del Recovery plan. La favorita per il dicastero di via Arenula sembra essere Marta Cartabia, costituzionalista ed ex presidente della Consulta, assai stimata dal Colle. Gira anche il nome di Paola Severino, già Guardasigilli del governo Monti.
Ministero dell’Istruzione: Patrizio Bianchi o Cristina Messa
Nel corso delle consultazioni di ieri Draghi ha sottolineato che occorre lavorare da subito per cambiare il calendario scolastico e recuperare il tempo perso. L’Istruzione è al centro sia in termini di investimenti nel capitale umano, sia per rafforzare la ricerca del sistema universitario. Tra i papabili per il ministero c’è Patrizio Bianchi, professore di politica industriale ed ex assessore in Emilia-Romagna. Bianchi è un tecnico di area centrosinistra ed è autore del libro «Nello specchio della scuola» (il Mulino) che ha un approccio che di certo piacerà a Draghi. «Quanto incide la scuola su crescita ed economia?», si domanda fin dalle prime pagine. In corsa pure Cristina Messa, già rettrice dell’Università Bicocca di Milano.
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