Trump, duello sull’impeachment

Paolo Mastrolilli

DALL’INVIATO A NEW YORK. Complotto del presidente per sovvertire il risultato delle elezioni perdute il 3 novembre, o teatrino politico dei suoi avversari assetati di vendetta. Sono i due estremi intorno a cui si giocherà il destino di Donald Trump, nel processo per l’impeachment che apre oggi al Senato. La condanna è impossibile, perché servirebbero i voti di 17 repubblicani che al momento non esistono. Le ramificazioni politiche però sono parecchie, e non è detto che questa sia l’ultima parola sui guai giudiziari dell’ex presidente.

Trump è stato messo per la seconda volta in stato di impeachment dalla Camera, perché spargendo bugie su frodi elettorali inesistenti, e incitando i manifestanti del 6 gennaio a lottare, ha fomentato l’assalto al Congresso. Ieri i suoi avvocati, Bruce Castor e David Schoen, hanno presentato una memoria difensiva di 78 pagine, in cui sostengono due punti: primo, il processo è incostituzionale, perché il loro cliente non è più in carica; secondo, il 6 gennaio non ha incitato la folla ad attaccare il parlamento, ma ha solo esercitato il suo diritto alla libertà di parola: «Soddisfare la fame dei democratici per questo teatrino politico è un pericolo per la nostra repubblica e i diritti a noi più cari». La chiamata a lottare era figurativa, così come la richiesta al segretario di Stato della Georgia di trovargli i voti per vincere. I democratici hanno risposto che «la Camera non ha sottoposto Trump all’impeachement perché ha espresso un’opinione politica impopolare, ma perché ha incitato un’insurrezione violenta contro lo Stato».

I democratici hanno chiesto all’ex presidente di intervenire, ma lui si è rifiutato. La loro strategia non prevede molte testimonianze, perché l’accusa di baserà soprattutto sui video del discorso di Trump, i tweet, le confessioni degli aggressori all’Fbi in cui sostengono di essere stati spinti all’attacco da lui. Il punto non è se ha commesso un reato, perché ciò non è richiesto dall’impeachment, ma se il comportamento tenuto dal 3 novembre in poi ha cercato di rovesciare illegalmente il risultato delle elezioni, fino al punto di incitare l’insurrezione quando ogni altra via legale si era chiusa. Il dibattito comincerà oggi con quattro ore di discussione sulla costituzionalità del procedimento, che verrà poi votata a maggioranza semplice e quindi sarà confermata. Anche diversi giuristi repubblicani, come Chuck Cooper sul Wall Street Journal, hanno ammesso che la legge consente l’impeachment di imputati non più in carica, perché la rimozione è solo la pena minima comminabile. Poi c’è il bando dalle cariche pubbliche, vero obiettivo dei democratici, che andrebbe votato a maggioranza semplice dopo la condanna.

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