Alitalia, sfumata la vendita-blitz: solo il decreto salverà gli stipendi
di Rosario Dimito e Umberto Mancini
ROMA Non c’è solo il diktat di Bruxelles inviato al commissario Giuseppe Leogrande affinché organizzi un’asta europea sugli asset; adesso anche il Tesoro, nonostante debba gestire l’ordinaria amministrazione in attesa del nuovo governo, sollecita Ita a rivedere la struttura della nuova compagnia. Nel pomeriggio di venerdì 6 in Via XX Settembre si sarebbe svolta una riunione fra alcuni uomini del Tesoro, i suoi advisor (Deloitte, Oliver Wyman, Grimaldi studio legale) e i consulenti di Ita (Bcg, Rothschild) per un confronto sulla bozza di piano della nuova compagnia già sotto la lente della Ue.
Tre i punti di attenzione per i quali si è convenuto una riscrittura di alcune parti: una maggiore discontinuità fra Alitalia e Ita che è la zona d’ombra sulla quale gli uffici di Margrethe Vestager hanno avuto da ridire nelle 90 osservazioni critiche avanzate nelle scorse settimane. Poi il piano industriale che definisce il perimetro, piano considerato ambizioso soprattutto alla luce dei ritardi del commissario e della crisi del mercato, per quanto concerne il lungo raggio, e di conseguenza gli obiettivi economico-finanziari.
Le tensioni
Intanto
i sindacati sono nuovamente sul piede di guerra. «Siamo molto
preoccupati – hanno dichiarato all’unisono Fit-Cisl, Uil e Cgil – perché
il commissario straordinario ci ha detto che non ci sono soldi per
pagare gli stipendi di febbraio». Alitalia, si sa, brucia cassa per
circa 40-50 milioni al mese e Ita, ovviamente, non può ancora partire
visto che il bando per la cessione degli asset di Alitalia ancora non
c’è; sicché ci vorranno almeno 5 mesi, salvo colpi di scena, per
completare la vendita.
Di qui il rischio concreto che a fine mese gli 11 mila dipendenti Alitalia restino senza stipendio. Leogrande, che ha colpevolmente ritardato la presentazione del bando, lo ha detto a chiare lettere al Mise, chiedendo altri 200 milioni di euro di aiuti pubblici. Difficile dire se i soldi arriveranno in tempo visto l’attuale vuoto politico. Probabilmente, spiegano dal Mise, la nuova iniezione di liquidità potrebbe essere autorizzata con un decreto ad hoc da inserire in extremis.
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