Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Nicola Zingaretti insieme. Il miracolo di Montecitorio
Montecitorio, quello che avete visto alla tivù è niente.
Pomeriggio con un tasso di situazionismo pazzesco. A parlare con Mario Draghi sono venuti tutti. Ma tutti.
«Andiamo a salutare lo Zio Silvio!», urla un fotografo buttandosi giù per le scalette di via della Missione, mezzo ironico e mezzo sincero, con quel po’ di nostalgia canaglia per i tempi in cui Silvio Berlusconi faceva tutto in grande, politica opere e peccati, anche se poi in effetti eccolo che ancora arriva dentro un corteo da sultano, il pulmino blindato in coda a cinque macchine, la sua che si infila subito nel garage.
Ma come: non si fa vedere?
Ragazzi, calma: vi siete dimenticati del senso di Berlusconi per lo spettacolo?
E infatti, nemmeno il tempo di finire la frase, lo Zio Silvio è già qui fermo sul portone, con le capogruppo di FI Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini alle spalle, le sue spalle ormai un po’ curve dentro il solito magnifico doppiopetto blu di Caraceni.
Si scatena un mischione. «Presidente, è un piacere vederla!». «Grande!». «Bella Silvio!». Microfoni nell’aria, le luci delle telecamere accese. Lui se la gusta tutta questa scena antica, d’un tempo andato, s’abbassa pure la mascherina anche se non dovrebbe, e così tutti notiamo le rughe belle dell’età che nemmeno un dito di cerone riescono più a nascondere. Ma va bene, gli anni passano per tutti e anche per Berlusconi, che è voluto venire in volo privato dalla Provenza, che dopo aver dato la linea al suo partito adesso con Draghi vuole parlare personalmente, nonostante appena quattro giorni fa i medici siano stati perentori dicendogli: no, presidente, il suo cuore ogni tanto saltella e lei, a Montecitorio, non ci va.
Un quarto d’ora dopo.
Sala della Lupa.
Qui può darsi che qualcosa siate riusciti a guardarla, nei tigì.
Draghi va incontro a Berlusconi — che avanza leggermente incerto, come ciondolante — e poi si danno il gomito, e si sente l’ex grande capo della Bce che dice con tono accogliente: «Ciao, grazie per essere venuto». È una di quelle scene destinate a restare (uscendo Berlusconi dichiarerà: «L’ora è grave. Totale sostegno. Governo di unità»).
Pages: 1 2