Dalle tasse alle pensioni, i quattro nodi da sciogliere nel programma
MIGRANTI
COME LA PENSA DRAGHI
Ancora Lamorgese. Conferma condivisa con il Quirinale
L’immigrazione non è un tema sul quale Mario Draghi è ferrato. La
giravolta di Matteo Salvini, passato dalla linea autarchica
all’«approccio europeo», gli faciliterà il lavoro. In questa fase il
leader leghista ha buon gioco a citare l’Unione: basti vedere cosa
accade ai migranti ammassati sotto la neve ai confini fra Bosnia e
Croazia. È probabile che le differenze fra i partiti emergano con i
primi caldi, e l’arrivo sulle coste italiane dei migranti dalle coste
africane. Per questo Draghi e il Quirinale vorrebbero confermare al
ministero degli Interni Luciana Lamorgese, che con fatica è riuscita a
modificare i decreti sicurezza senza stravolgere i (discutibili) accordi
con la guardia costiera libica firmati dall’allora ministro Pd Marco
Minniti.
GIUSTIZIA
COME LA PENSANO I PARTITI
Oltre la prescrizione, 5 stelle alla prova di una vera riforma
Nell’agenda Draghi, la giustizia torna in cima alle priorità.
Nell’ultimo anno era finita in fondo, come si è capito dalla meschina
sorte dei progetti di riforma targati Bonafede: inviati in Parlamento e
mai più avvistati dai radar. Prevedibile. La sola firma del
Guardasigilli uscente, icona del M5S, era diventata ferocemente
divisiva. Già nell’autunno 2019 la riforma della prescrizione avrebbe
dovuto essere accompagnata da riforme della giustizia penale e civile.
Ma niente. Ora si ricomincia. E i grillini dovranno accettare l’idea che
quei progetti non sono la panacea di tutti i mali della giustizia come
avevano raccontato. Difficile che si possa tornare indietro sulla
prescrizione. Ma correre su una riforma, specie della giustizia civile, e
su altra impostazione rispetto a quella individuata da Bonafede, questo
pare scontato.
GIUSTIZIA
COME LA PENSA DRAGHI
Cartabia per la pace fra garantisti e giustizialisti
Il nome più accreditato per il Guardasigilli è quello di Marta
Cartabia, già presidente della Corte costituzionale. Nessuno meglio di
lei può interpretare un ruolo che dovrà essere ad una distanza siderale
dai partiti. Mario Draghi avrà nella stessa maggioranza giustizialisti e
garantisti, sostenitori dell’abolizione della prescrizione e chi
propone al contrario di eliminare un grado di giudizio. È probabile
immaginare che il governo di unità nazionale si concentri dunque su un
solo, importante obiettivo: lo snellimento del processo civile e dei
suoi arretrati. Anche questo è uno dei temi sui quali si soffermano da
anni le raccomandazioni della Commissione europea. In Italia i tempi
medi per un procedimento sono fra i più alti dell’Unione a Ventisette,
una delle ragioni della scarsa capacità di intercettare investimenti
stranieri. —
PREVIDENZA
COME LA PENSANO I PARTITI
Quota 100 traballa. In vigore nel 2021 ma avrà vita breve
Traballa pericolosamente Quota 100, ovvero quella riforma delle
pensioni, sperimentale e temporanea, che era stata varata ai tempi della
maggioranza giallo-verde. All’epoca, Salvini pensava che l’avrebbe resa
definitiva. Ma le cose sono andate diversamente. La maggioranza
giallo-rossa aveva già deciso che al termine dei 3 anni previsti, Quota
100 (la possibilità di andare in pensione a 62 anni con almeno 38 anni
di contributi) sarebbe morta lì. Tanto che la Lega si preparava alla
pugna per difendere una mini-riforma che ha interessato soltanto 246mila
soggetti ed è costata 5,2 miliardi alla fiscalità generale. Di Quota
100 si può già parlare al passato. Ma Salvini preferisce sorvolare:
«Quota 100 è in vigore fino al 31 dicembre. Ne parleremo allora».
PREVIDENZA
COME LA PENSA DRAGHI
Un’uscita morbida per chi resta senza lavoro e pensione
La differenza fra il governo Monti e quello di Draghi si può facilmente misurare sul tema pensioni. L’allora premier fu costretto a farne il primo punto della sua agenda: c’era la crisi e occorreva trovare soldi facili fra le voci di spesa corrente. L’ex governatore della Bce avrà vita molto più facile: se l’esecutivo arriverà all’autunno, il compito più gravoso sarà occuparsi della soluzione a Quota 100, misura voluta ad ogni costo da Salvini durante il Conte I che permette l’uscita anticipata dal lavoro di tutti i sessantaduenni con almeno trentotto anni di contributi. La legge ha valore triennale, ma vista la coda velenosa dalla crisi, Draghi avrà buon margine per impostare un’uscita morbida, anche a sostegno dei redditi di chi resterebbe senza lavoro e senza pensione.
LA STAMPA
Pages: 1 2