Giugno a scuola, la scelta giusta
È un’altra questione che Draghi ha dichiarato di voler affrontare, toccando un altro nodo bollente e conflittuale della questione scolastica. Troppi governi e ministri si sono scontrati con una apparente impossibilità a risolverlo, anche senza le complicazioni prodotte dalla pandemia. Se anche questa volta ci si girerà intorno, non solo è probabile che a settembre ci si ritroverà con gli stessi problemi di oggi, inclusa la necessità di garantire il distanziamento, che si sia realizzata o meno la vaccinazione di massa. Si presenteranno all’appello studenti con carenze di apprendimento e altri si saranno persi per la strada: per scoraggiamento, perdita di motivazione, mancanza di risorse materiali e relazionali che aiutino a fronteggiare le difficoltà. Si aggiungeranno all’esercito dei Neet di cui l’Italia ha in Europa in non invidiabile primato. Il destino della scuola, dei bambini e ragazzi che la abitano, deve diventare una priorità non solo nei prossimi mesi, ma dentro al Piano per utilizzare i fondi Next Generation Eu. Darvi concretezza in termini di individuazione degli obiettivi di medio e lungo termine, di progetti specifici per i diversi livelli di istruzione sarà responsabilità del nuovo/a ministro/a dell’istruzione, in una interlocuzione serrata non solo con i sindacati (tanto meno solo con quelli della scuola), ma anche con quei soggetti che in questi anni hanno prodotto riflessioni e proposte – da ultimo quelle delle reti di oltre quattrocento associazioni, professionali e non, unite in EducAzioni – incluse le associazioni di studenti e quelle di genitori. Attorno alla scuola in questi mesi difficili si è sviluppato molto interesse e si sono mobilitate molte energie nella società civile. È un patrimonio da non disperdere e da non scoraggiare. E’ bene e necessario che la scuola, dove si giocano in grande parte i destini dei più giovani e dei più piccoli, sia considerata una questione che riguarda tutti, non solo chi ci lavora. Non ci si può più permettere il gioco delle reciproche contrapposizioni, delegittimazioni, veti.
LA STAMPA
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