Il Senato processa Trump e Twitter lo condanna per sempre al silenzio
francesco semprini
NEW YORK. Da Twitter arriva la condanna in via definitiva di Donald Trump che non potrà più cinguettare per il resto della sua vita. Il tribunale social di Silicon Valley ha deciso per il massimo della pena nella revisione del caso @realDonaldTrump (questo il suo account) confermando quanto stabilito dopo i fatti di Capitol Hill del 6 gennaio.
«Lo stop è permanente», recita l’impietoso verdetto. Quando «si è rimossi dalla piattaforma si è rimossi a prescindere» dalla carica, ovvero «se si è un commentatore, un direttore finanziario, un attuale o un ex funzionario pubblico». A leggere la «sentenza» è stato il direttore finanziario della società con sede a San Francisco, Ned Segal, in un’intervista al network Cncb. Questo significa che anche nel caso in cui Trump dovesse ricandidarsi non avrebbe accesso al suo account né potrebbe accedervi con altri profili o prestanomi, come precisato dallo piattaforma guidata da Jack Dorsey. Ben inteso non che la cosa impensierisca Trump o lo faccia rinunciare alle sue mire politiche, l’ex inquilino della Casa Bianca, anzi, appunta al petto come una medaglia il castigo del social rilanciando il suo mantra della persecuzione perpetrata dai «cospiratori Dem» rappresentati dal cartello delle Big Tech.
Ciò che invece sembra impensierire l’ex presidente è la linea difensiva adottata nel processo di impeachment in corso al Senato, dai suoi legali Bruce Castor, ex pm nel processo all’attore Bill Cosby del 2005, e David Schoen, eclettico principe del foro e i tra massimi esperti di diritti civili. The Donald, chiuso nel suo studio di Mar-a-Lago, in Florida, dove ha seguito l’inizio del dibattimento, sarebbe andato su tutte le furie per quello che ha definito esordio incerto. Gli avvocati, tuttavia, hanno negato che la loro arringa abbia deluso l’ex presidente, spiegando a Fox New come «non gli è stato comunicato» che il loro cliente si sia arrabbiato per la performance. Ieri intanto la procedura di impeachment è entrata nel vivo: dopo il via libera sulla costituzionalità di mercoledì l’accusa ha iniziato a presentare le sue argomentazioni – per cui ha a disposizione (come la difesa) sino a 16 ore – e ha giocato la carta di inedite immagini violente dell’assalto al Congresso come nella prima audizione. Si tratta di frammenti mai visti prima del sistema di video di sorveglianza del Campidoglio sull’irruzione dei trumpisti, scene violente non adatte agli spettatori più giovani, come spiegato dalla stessa accusa.
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