Italiani e no
Buongiorno
Mattia Feltri
Mentre noi ci apprestiamo a celebrare i settecento anni dalla morte di Dante, la Francia si appresta a celebrare i duecento dalla morte di Napoleone. La Polizia della morale ex post già annuncia sabotaggi davanti all’indegnità dell’Imperatore guerrafondaio, razzista e colonialista, e mezza Francia si leva in difesa del «figlio più illustre». Mi ha sempre impressionato l’orgoglio francese per un italiano, nato in Corsica da una famiglia originaria della Toscana, e della cui biografia mi affascinano soprattutto gli anni giovanili, quando Bonaparte era al fianco del generale Pasquale Paoli nella lotta per l’indipendenza e l’italianità córse. È un peccato che anche noi ci siamo scordati di Paoli.
Prima della nascita di Napoleone, lui l’indipendenza l’aveva conquistata e, con due decenni di anticipo sui rivoluzionari americani e quasi quattro su quelli francesi, aveva dato alla Corsica una Repubblica in cui il suffragio era esteso alle donne e una Costituzione in cui gli uomini erano dichiarati liberi, uguali e titolari del diritto alla felicità. Uno struggente capolavoro che inebriò Rousseau e Voltaire, ma non durò molto: la Corsica fu piegata dalle baionette francesi, e su questi presupposti il giovane Napoleone si infiammò per Paoli.
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