Governo Draghi, il via libera dei partiti fragili
La pantomima grillina è stata archiviata. E può prendere forma il «governo dei due presidenti».
La votazione sulla piattaforma Rousseau celebrata come un trionfo della democrazia digitale, in realtà un rito per alcune decine di migliaia di intimi, ha dato il risultato atteso: un via libera al governo di Mario Draghi. Ma con una spaccatura verticale. Il 59,3 per cento di sì esprime una frattura difficile da comporre, che fa capire l’affanno di Beppe Grillo negli ultimi giorni. Il Movimento Cinque Stelle può anche proclamare che la mitica «rete» benedice il governo tecnico-politico. In realtà si acuisce la sensazione di un esito pilotato e tuttavia insufficiente a mascherare un caos lacerante.
A questo punto, dopo un esercizio di pazienza e disponibilità verso i rituali stanchi del M5S, una soluzione rapida della crisi è prevedibile e necessaria. Il presidente incaricato oggi pomeriggio andrà al Quirinale a sciogliere la riserva con la lista dei ministri. Domani giurerà e martedì andrà in Senato per la fiducia. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella e Draghi sono d’accordo che occorra stringere i tempi. Le resistenze e i distinguo che affiorano nelle forze politiche sono solo echi di una fase superata e di equilibri stravolti dal nuovo schema dell’esecutivo e della maggioranza. Quello che si profila è in primo luogo il governo di Palazzo Chigi e del Quirinale, avvolto da un alone di riservatezza e quasi di mistero.
Pochi sanno chi entrerà e chi sarà escluso, compresi gli interessati. E non è soltanto questione di alchimie e di rapporti di forza tra partiti. A pesare competenze e compatibilità sarà soprattutto l’ex presidente della Bce, in raccordo con Mattarella; non senza mediare e concedere qualcosa pur di raggiungere il risultato. Si è visto sul ministero della Transizione ecologica. Grillo avrebbe voluto che venisse ufficializzato con una dichiarazione di Draghi. Il premier si è limitato a farla filtrare indirettamente. E l’enfasi con la quale i Cinque Stelle l’hanno salutata indica come si accontentino di poco pur di giustificare la permanenza al governo.
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