Salvini, dubbi su Giorgetti: «Al governo ci vado io»
LA SVOLTA
Nel partito di via Bellerio si insisterà fino all’ultimo, con la tesi che la svolta moderata è stata impressa da Salvini, non da altri. Per questo motivo non sono stati messi veti né paletti. Se poi non ci dovesse essere il segretario della Lega, si opterà per due ministri in una rosa di nomi che comprende Bongiorno, Candiani, Garavaglia e Centinaio. Fanno gola i dicasteri dell’Agricoltura, dello Sviluppo, degli Affari regionali, considerato che Fedriga dovrebbe diventare tra qualche settimana presidente della Conferenza delle Regioni.
Detto questo, in pubblico Giorgetti e Salvini recitano la propria parte. Nessuno parla di ministeri (lo ha fatto ieri Salvini, ma per promuovere quello della Disabilità). Il primo dice che chi non sta nell’esecutivo se ne assumerà la responsabilità, il secondo che c’è ancora il rischio che qualcuno voglia rovesciare il tavolo. Si attende Draghi. Ma con l’auspicio che l’ex numero uno della Bce possa avere il coraggio di schierare in squadra anche il segretario. E se non dovesse succedere? «Per noi sarebbe un problema», dice un senatore. «No, andremo avanti lo stesso», spiega un deputato.
Ma quella sarebbe eventualmente un’altra partita e l’orientamento è che la Lega ci sarebbe lo stesso.
IL MESSAGGERO
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