È nato il governo Draghi: 23 ministri, 15 uomini e 8 donne. Più politici che tecnici, più Nord che Sud
Il ruolo dei tecnici
Il ministero dell’Economia, forse il più importante della partita, viene assegnato ad un tecnico, Daniele Franco, direttore generale della Banca d’Italia. Ad un politico, il leghista Giancarlo Giorgetti, considerato il vero fautore dell’avvicinamento di Matteo Salvini al progetto del governo di unità nazionale, è andato i dello Sviluppo economico, altro ministero «pesante» dal punto di vista economico. Un profilo tecnico di alto livello, quello di Marta Cartabia, già presidente della Corte costituzionale, è stato scelto invece per la Giustizia, che di fatto è stato il casus belli per la caduta del precedente esecutivo (le dimissioni di Conte sono arrivate alla vigilia di un voto sulla relazione del ministro uscente Alfonso Bonafede, per il quale la maggioranza non sarebbe stata autosufficiente). È un tecnico anche Enrico Giovannini, che aveva già avuto un’esperienza di governo, al Lavoro, con Enrico Letta e che qui viene chiamato ad occuparsi di Trasporti. E lo sono pure il nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi; e quello dell’Università e della Ricerca, Cristina Messa.
I grandi ritorni
Ci sono poi dei ritorni a ruoli ministeriali: per Renato Brunetta, alla Pubblica amministrazione; Maria Stella Gelmini, agli Affari generali e alle Autonomie; Mara Carfagna, al Sud e alla Coesione territoriale; Andrea Orlando al Lavoro.
Il peso dei partiti
Nonostante il mix, gli esponenti politici sono più dei tecnici: i primi sono 15, i secondi 8. Il M5S ottiene quattro poltrone (Di Maio, Patuanelli, Dadone e D’Incà), tre vanno rispettivamente a Pd (Orlando, Guerini e Franceschini) , Forza Italia (Brunetta, Gelmini e Carfagna) e Lega (Giorgetti, Garavaglia, Stefani) e una per ciascuno a Leu (Speranza) e Italia Viva (Bonetti). Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha espresso soddisfazione per la scelta di istituire due ministeri che erano stati fortemente chiesti proprio dal Carroccio, quello del Turismo e quello della Disabilità, ma ha espresso dubbi sulle riconferme di Lamorgese e Speranza: «Speriamo che cambino marcia rispetto a quello che hanno fatto con Conte». Mentre nel M5S si registrano malumori: «Non c’è il super-ministero chiesto da Beppe Grillo e il ricco ministero dello sviluppo economico va alla Lega» fa notare Barbara Lezzi, pentastellata del fronte del no.
Parità di genere e geografica
Non c’è una parità di genere nel nuovo esecutivo Draghi: le donne sono solo 8 su 23, circa un terzo. E neppure geografica: tre ministri su quattro vengono dal Nord. In particolare, nove vengono dalla Lombardia, quattro dal Veneto, due rispettivamente dalla Basilicata, dalla Campania, dall’Emilia e dal Lazio e uno da Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia e Liguria.
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