Il grande compromesso
Non sempre, però, la spartizione delle poltrone corrisponde del tutto all’identità di un governo. Stavolta men che mai. Da Conte “avvocato del popolo” e dal governo 5 Stelle che doveva fare la rivoluzione ed è finito come è finito, siamo passati a Draghi: il volto e il cervello di questo esecutivo, non c’è bisogno di dirlo, sono suoi. Draghi è un tecnico per modo di dire, dato che in qualsiasi incarico abbia ricoperto, ultimo la presidenza della Bce, da cui ha salvato l’euro nella sua crisi peggiore, ha rivelato innate doti politiche. È un europeista convinto, con una lunga pratica alle spalle (nella lista dei ministeri, non a caso, non c’era quello per le Politiche europee, che il premier terrà per sè, direttamente o per interposta persona). È un atlantista a cui di recente Obama ha confessato di essersi rivolto di tanto in tanto per consigli, quando ancora era alla Casa Bianca. È un vero liberal, moderno, riformista, aperto al cambiamento, gode della fiducia dei mercati ed è convinto che l’Italia ha un futuro da grande Paese, se solo vuole, se riprende a fare le cose giuste. E se ci crede lui, dobbiamo crederci anche noi. Draghi infatti è l’ultima chance per l’Italia.
LA STAMPA
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