Priorità al piano vaccini, a qualsiasi costo poi le riforme evitando i temi che dividono

carlo cottarelli

Se all’inizio di dicembre, solo un mese e mezzo fa, qualcuno ci avesse detto che il giorno di San Valentino ci saremmo svegliati con un governo sostenuto dal PD, Cinquestelle, Lega, Forza Italia, Italia Viva, Azione/Più Europa, cioè da tutti i principali gruppi parlamentari tranne Fratelli d’Italia, quasi certamente lo avremmo preso per matto. Eppure, dopo settimane che sono state senza dubbio tra le più strane e imprevedibili di una vita politica che, nel nostro paese, è già di per sé strana e imprevedibile, è successo. Il Presidente Mattarella, vista l’impossibilità di tornare a un governo sostenuto dalla precedente maggioranza, aveva chiesto a Mario Draghi di formare un governo istituzionale che non doveva identificarsi con nessuna forza politica, ma che doveva cercare il sostegno di tutte le forze politiche in parlamento. Ieri quel governo è stato formato.

È un governo attentamente bilanciato. Ci sono 15 ministri politici e 8 tecnici, ma ben 6 di questi ultimi hanno un “portafoglio”, ossia la guida di ministeri. Tra i politici è stato mantenuto un attento equilibrio tra i partiti della vecchia maggioranza (otto ministri, ma con più ministeri) e della vecchia opposizione (sette). Tra i tecnici c’è un equilibrio tra chi porta esperienza di governo e chi porta esperienza esterna. Nel primo gruppo sono Lamorgese, Giovannini, Franco (non è mai stato ministro, ma ha svolto l’importantissimo ruolo di Ragioniere Generale dello Stato) e Garofoli (sarà sottosegretario alla presidenza del consiglio, una posizione chiave). Tra i secondi Bianchi, Cartabia, Cingolani, Colao e Messa. Unica rilevante, e sfortunata, asimmetria è il limitato numero di donne: 8 su 23, di cui solo 3 alla guida di ministeri (5 sono “senza portafoglio”).

Un’ampia maggioranza parlamentare ha ovvi vantaggi, ma comporta anche vincoli. Cosa potrà fare, si chiedono molti? Come potranno forze così diverse concordare su qualcosa? Occorre allora, nel redigere il programma di governo, trasformare questa potenziale debolezza, in una opportunità. Questo richiede concentrarsi su quelle priorità che potremmo definire bipartisan o, nel nostro complicato sistema politico, multi-partisan. Non sono certo cose da poco, anzi sono essenziali per la crescita economica.

La priorità assoluta è l’accelerazione nel piano vaccini, senza la quale non sarà possibile recuperare in tempi ragionevoli il livello di reddito pre-crisi. Qui ci si dovrà muovere insieme all’Europa per quanto riguarda la maggiore produzione di vaccini, assicurandone poi, e questa è nostra responsabilità, la distribuzione più rapida possibile nel nostro paese. Whatever it takes, mi verrebbe da dire, costi quel che costi, visto che ritardare la ripresa avrebbe gravissime conseguenze economiche.

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