Priorità al piano vaccini, a qualsiasi costo poi le riforme evitando i temi che dividono
C’è poi un insieme di riforme multi-partisan che dovranno costituire l’essenza del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): investimenti pubblici, verdi e volti alla digitalizzazione, efficientamento della pubblica amministrazione, riforma della giustizia per renderla più veloce, semplificazione normativa, rafforzamento della nostra spesa per pubblica istruzione, ricerca e sanità. Chi può essere contro queste riforme? Prendiamo la riforma della pubblica amministrazione. Un rafforzamento della capacità della pubblica amministrazione di muoversi più rapidamente e in modo più efficacie è un bene comune. Si potrà poi discutere in che direzione debba muoversi la macchina dello Stato, ma conviene a tutti che abbia un motore potente e un’agilità di manovra che ora non ha. Eviterei invece cose su cui sarebbe difficile concordare. Tra queste una riforma fiscale che vada al di là di una sua semplificazione. Cambiare la struttura della tassazione comporta cambiare la distribuzione del reddito e non si può pensare, per esempio, che Lega e PD siano d’accordo in quest’area. Anche nelle riforme sopra citate si sono aspetti su cui sarebbe utopistico cercare un accordo: tutti dovrebbero concordare su una velocizzazione della giustizia, ma al di là di questo, sarà probabilmente impossibile trovare un accordo su altri aspetti (pensate solo alla questione della separazione delle carriere). Quindi occorre concentrarsi su riforme multi-partisan, riforme “istituzionali” per un governo istituzionale.
C’è un altro motivo per cui è necessario focalizzarsi su queste riforme multi-partisan. Si tratta spesso di riforme la cui attuazione richiede diversi anni: non si può riformare la pubblica amministrazione o uno o due anni (l’arco temporale coperto da questo governo). È quindi del tutto appropriato che queste riforme siano approvate dalla più ampia coalizione possibile, in modo da sottrarle dall’esito delle future elezioni. In quest’ottica è anche del tutto appropriato che il nostro PNRR, la cui esecuzione ci vincolerà per i prossimi 6 anni, sia approvato da un governo istituzionale come quello che è stato formato ieri.
In conclusione, invece di considerare l’eterogeneità di questo governo come un handicap, dovremmo considerala come un vantaggio. Certo, c’è il rischio che la nostra atavica tendenza al litigio ci impedisca di fare anche le cose su cui tutti dovrebbero concordare. Ma per evitare questo rischio possiamo contare sull’abilità politica del nostro nuovo presidente del consiglio, che certo non difetta.
LA STAMPA
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