Il ministro che vuole ricostruire la scuola. “Riporto tutti in classe, come dopo il sisma”
Lei è stato per dieci anni assessore regionale in Emilia Romagna. Crede che questo abbia in parte inciso nella scelta di includerla nel governo?
“Ha inciso in me, profondamente. Perché questa esperienza amministrativa, iniziata nel 2010, ha coinciso due anni più tardi con l’emergenza del terremoto. Ci siamo ritrovati con centinaia di scuole a pezzi, gli studenti da riportare tutti in aula al più presto, e un sistema da far ripartire: nell’obbligo di ricostruire ho imparato tanto, a iniziare dall’esigenza di essere pragmatici nelle scelte, ma anche di non limitarsi a rimettere in asse i muri e le porte, ma di guardare avanti. Siamo partiti dai calcinacci e ora ragioniamo anche di Big Data. Avere la delega, oltre che della scuola, anche della ricerca e della formazione al lavoro, mi ha fatto capire quanto tutto si intrecci”.
Sarà così anche in epoca Covid?
“Più che mai. E’ un altro terremoto, ancora più vasto. Partiamo da una situazione estremamente difficile, ma sono convinto che riusciremo ad affrontarla. Specie se lavoreremo con uno spirito di gruppo, dentro il governo ma soprattutto nel Paese, con tutti gli attori che chiameremo a partecipare”.
C’è di chi ricorda quanta influenza può aver avuto la sua collaborazione e amicizia con Romano Prodi. Ma restando all’oggi, ci parli della conoscenza con Mario Draghi.
“Le racconto un aneddoto. Nel 1976, dopo aver ottenuto una borsa di studio a Trento, divenni assistente di un giovanissimo professore, che un giorno avrebbe guidato la Bce e ora il governo. Battute a parte, la conoscenza e la stima con Draghi è radicata, abbiamo lavorato assieme anche nel comitato di privatizzazione dell’Iri”.
Un’ultima curiosità: al momento della firma, si vedevano alcuni fogli spuntare vistosamente dalla sua tasca. Che cos’erano?
“Come gli studenti che temono di fare brutta figura, erano gli appunti con la formula del giuramento. Avevo paura di impappinarmi, così durante il viaggio l’ho ripassata, per mandarla a memoria”.
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