Sos “variante milanese”. Uno studio choc dimostra come si aggrava il virus in Italia
GIACOMO GALEAZZI
ROMA. C’è uno studio che allarma la comunità scientifica italiana. A riferirne oggi i risultati è il Report dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma che riporta la descrizione di una «variante “milanese” di Sars-Cov-2 portatrice di una mutazione a carico di Orf6, proteina virale che antagonizza l’interferone I». L’indagine su questa nuova mutazione del virus approfondisce in particolare gli «effetti sull’affinità con gli anticorpi anti-Sars-Cov-2».
Caso California
In parallelo è stato analizzato il sequenziamento di un’altra mutazione del virus. Si tratta dell’identificazione della variante Cal.20C di Sars-Cov-2 in California, caratterizzata da tre mutazioni nella proteina S, di cui una (L452R) in una regione implicata nella affinità con alcuni anticorpi monoclonali. «Gli effetti sulla infettività e sugli outcome clinici rimangono da stabilire», sottolinea alla Stampa.it il professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie Infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore Uoc al Gemelli. «Quando un virus contagia cento milioni di persone, aumenta di continuo il numero delle varianti- precisa l’infettivologo-. Un anno fa le infezioni da Sars-Cov- 2 erano nell’ordine delle decine di migliaia, ora sono nell’ordine delle decine di milioni. La circolazione è vastissima e la pressione anticorpale delle indispensabili campagne vaccinali può spingere il virus a mutare in aggiunta ai processi naturali di variazione. Se la circolazione del Sar-Cov-2 si estende, la frequenza delle mutazioni cresce».
Vaccinazione
«La pressione della vaccinazione sulle mutazioni è inevitabile- precisa l’infettivologo Roberto Cauda che nel fondamentale compito di sequenziare le varianti del virus collabora con il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. Aggiunge il professor Cauda: «La gravità della pandemia impone di vaccinare le persone mentre il Sars-Cov-2 circola, mentre di norma (come per esempio con l’influenza) l’immunizzazione di massa avviene prima che inizi la circolazione del virus. Ma ovviamente durante al pandemia non può procedere diversamente da come stiamo facendo ora. Ma la vaccinazione è sempre un beneficio anche qualora la sua efficacia si riveli minore nel caso di alcune varianti. Perché comunque il vaccino può protegge dalle forme più gravi della malattia anche quando il virus muta».
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