Riapertura sci, il Cts: «Non ci sono le condizioni». Ricciardi: «Chiederò lockdown totale»

Sci, cosa ha detto Ricciardi

«La variante inglese è giunta in Europa proprio passando dagli impianti di risalita in Svizzera». È un monito preciso quello lanciato da Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. «In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia ed gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti». Ricciardi insiste: È «urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata». Oltre a ciò, «va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale». È «evidente – avverte – che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno». «Ne parlerò col ministro Speranza questa settimana», ha annunciato.

Il Cts: mancano le condizioni

Alla luce delle «mutate condizioni epidemiologiche» dovute «alla diffusa circolazione delle varianti virali» del virus, «allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale». È quanto ha risposto il Comitato tecnico scientifico alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di «rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura» dello sci, «rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose». La nuova analisi del Comitato tecnico scientifico, che lo scorso 4 febbraio aveva dato il via libera allo sci in zona gialla seppur con una serie di limitazioni (vendita degli skipass contingentati e impianti al 50%), scaturisce dallo studio condotto dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler proprio sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.

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Un’analisi condotta in 16 regioni e province autonome dalla quale è emersa la presenza delle varianti nell’88% delle regioni esaminate, con percentuali comprese tra lo 0 il 59%. Alla luce di ciò lo studio raccomandava di «intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione, rafforzando e innalzando le misure in tutto il paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto». Rispondendo a Speranza, gli esperti sottolineano innanzitutto che la situazione epidemiologica «rimane un presupposto fondamentale» per poter procedere alle riaperture e che in ogni caso ogni azione «va valutata con cautela rispetto al possibile impatto» sui territori. Anche perché le misure previste per le zone gialle «dimostrano una capacità di mitigare una potenziale crescita dell’incidenza ma non determinano sensibili riduzioni» che, invece, si osservano nelle zone arancioni e rosse. C’è poi da tener conto di altri due fattori: la ripresa della scuola in presenza, il cui «impatto andrebbe monitorato prima di valutare ulteriori rilasci», e, appunto, la presenza delle varianti del virus che, dice lo studio, stanno provocando una nuova crescita dell’epidemia, «con un impatto sostenuto sui sistemi sanitari». «E’ pertanto evidente – dicono gli esperti – che la riapertura degli impianti…non può prescindere da una attenta valutazione dall’impatto di quanto sopra rappresentato». Per questo, è la conclusione del Cts, spetta al decisore politico la valutazione, ma «allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale».

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Ma Fedriga firma l’ordinanza in Friuli

Il governatore del Friuli Venezia Giulia ha firmato l’ordinanza urgente n. 4/2021 con cui apre anche agli sciatori amatoriali, a decorrere dal 19 febbraio e fino al 5 marzo, gli impianti nelle stazioni e nei comprensori sciistici. «Considerato che le misure ultime adottate – spiega Fedriga – a livello statale e regionale hanno determinato il contenimento del contagio in misura tale da consentire il rientro della Regione in zona gialla, si è ritenuto tuttavia necessario alla luce dei dati epidemiologici che rappresentano una situazione ancora seria, continuare a ridurre al minimo le possibilità di assembramento». L’ordinanza recepisce le «Linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali» della Conferenza delle Regioni. Il numero massimo di presenze giornaliere è determinato nella misura del 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti a fune (cabinovie, funivie, seggiovie, skilift) presenti nel comprensorio sciistico o nella stazione sciistica non ricompresa in un comprensorio. Il calcolo delle presenze giornaliere è definito dalla somma degli skipass giornalieri, di quelli plurigiornalieri e settimanali relativi al periodo di riferimento nonché di quelli stagionali.

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IL MESSAGGERO

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