Attacchi hacker e furti dati: riscatti per milioni in bitcoin. Come funziona e le aziende che hanno pagato
di Milena Gabanelli e Mario Gerevini
Il cybercriminale conosce il tuo punto debole, e lo trova. L’attacco parte di notte, spesso prima di un giorno festivo. I sistemi difensivi di un’azienda vengono «bypassati», l’incursore penetra nei server e paralizza il sistema informativo, prelevando informazioni segrete e rilevanti. Il criminale è giovane, maschio, dell’Est Europa o dell’Estremo oriente, tecnicamente molto specializzato, quasi sempre fa parte di un’organizzazione, talvolta è assoldato sul dark web. E la mattina è come se l’azienda fosse senza ossigeno, i danni al ciclo industriale e commerciale sono immediati. Sui computer compare un messaggio: dacci i soldi e in cambio sblocchiamo i Pc. I gruppi criminali più strutturati hanno un sito Internet dove pubblicano il countdown prima che avvenga la pubblicazione dei dati trafugati. Ma che si fa? Si tratta con chi ti tiene in ostaggio? Si paga alimentando il business fuorilegge? E se poi dati e credenziali non verranno restituiti? La denuncia immediata è l’assist migliore per la Polizia Postale e l’autorità giudiziaria.
Reputazione criminale e listino prezzi
È un mondo di delinquenti evoluti che fanno marketing di se stessi. Esiste infatti un ranking reputazionale delle organizzazioni di cybercriminali, da esse stesse alimentato: serve a garantire della loro «serietà» le aziende o le organizzazioni attaccate. Ti dicono, insomma, se mantengono le promesse in un senso (pubblicando o vendendo i dati sensibili se non vengono pagati) o nell’altro (sbloccando e non diffondendo i dati dopo aver incassato). Al ranking corrisponde anche un listino prezzi: il riscatto medio richiesto dal gruppo hacker Maze nel primo semestre 2020 è pari a 420.000 dollari, mentre Ryuk e Netwalker si attestano rispettivamente sui 282.590 e 176.190 dollari.
Sono le «famiglie» della mafia digitale che, come quella tradizionale, chiede il pizzo. Se volete vedere in faccia i cyber criminali (quei pochi identificati) andate sul sito «most wanted» dell’Fbi, c’è anche un ragazzo di 19 anni, iraniano, Behzad Mohammadzadeh, alias Mrb3hz4d.
Bitcoin, la valuta della «mala»
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