Impianti sciistici, niente apertura fino al 5 marzo. Lega e Regioni contro il governo

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Impianti sciistici, niente apertura fino al 5 marzo. Lega e Regioni contro il governo

ROMA — Il primo atto del ministro Roberto Speranza nel governo di Mario Draghi scatena la rivolta delle Regioni e una bufera politica dentro la nuova maggioranza.

Gli impianti sciistici, che dovevano riaprire oggi nelle zone gialle, resteranno chiusi fino al 5 marzo, giorno di scadenza dell’ultimo Dpcm firmato da Giuseppe Conte.

L’ordinanza del titolare della Salute, che si è confrontato con la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini, arriva dopo una giornata di spasmodica e nervosa attesa. E traccia una linea di continuità con l’esecutivo precedente, dove la lotta alla pandemia è stata improntata alla cautela e al rigore.

«Le varianti preoccupano, l’attenzione deve restare altissima», raccomanda Speranza. Il consigliere Walter Ricciardi propone al ministro «un lockdown totale in tutta Italia immediato» e la chiusura delle scuole.

E anche se per ora il governo non valuta di rimandare gli studenti a casa, Matteo Salvini e il governatore ligure Giovanni Toti (Cambiamo!) si appellano a Draghi contro le teorie di Ricciardi. La Lega chiede «un cambio di squadra» dei tecnici della Salute. I capigruppo Molinari e Romeo accusano il «trio Ricciardi—Arcuri—Speranza» e dicono basta col «metodo Conte». Un terremoto politico e l’epicentro è in alta quota, sulle piste da sci.

«Servono indennizzi veri», alza la voce Massimiliano Fedriga dal Friuli-Venezia Giulia. E i neoministri leghisti Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia chiedono soldi subito, «con il prossimo decreto», perché 4,5 miliardi «non bastano più». Garavaglia oggi incontrerà gli operatori del settore.

Salvini è furioso anche con il Cts, che ha messo a verbale l’esatto contrario della settimana scorsa: «Non è possibile dire la domenica che il lunedì cambia tutto». Lo pensano tutti i governatori e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, dà voce a «stupore e sconcerto» per una decisione presa «a poche ore dalla annunciata, condivisa ripartenza».

Le linee guida formulate dalle Regioni con i gestori erano «molto stringenti» e il Cts le aveva validate. Poi il «cambio repentino» che ha spiazzato gestori e turisti. «Il contrasto all’epidemia resta la priorità — riconosce Bonaccini —. Ma cambiare le regole all’ultimo minuto è un danno enorme per gli operatori».

In Lombardia il presidente Attilio Fontana parla di «colpo gravissimo al settore». Il Piemonte vuole impugnare l’ordinanza, il presidente Alberto Cirio dice: «Se questo è il modo in cui il nuovo governo pensa di sostenere le imprese e i cittadini c’è da preoccuparsi fortemente».

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