Andrea Crisanti: “Ormai siamo nei guai. Lockdown come a Codogno, le zone rosse non bastano”
È più un problema di rifornimento o di organizzazione?
«Temo
di entrambi. Evidentemente le case farmaceutiche si sono trovate di
fronte a una richiesta senza precedenti. In più, l’organizzazione va a
rilento».
Non succede in tutta Europa?
«Sì
ed è comprensibile, perché si tratta di una questione logistica senza
precedenti. Sarebbe onesto dire: non l’abbiamo mai fatto, ci sono
vaccini diversi, è difficile averli, serve un’organizzazione
straordinaria. Invece ci sono pure dei presidenti di Regione che
vogliono approvvigionarsi da soli».
La sua vecchia polemica con Zaia…
«Anche
Lombardia ed Emilia Romagna dicono la stessa cosa, ma o si tratta di
vaccini contraffatti o le case farmaceutiche hanno mentito sui problemi
di produzione e in realtà hanno altre dosi. In entrambi i casi è grave
che dei rappresentanti delle istituzioni si muovano in questo modo,
rendendosi disponibili a pagare di più con un danno collettivo».
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Dicono anche di volere lo Sputnik V…
«Il
vaccino russo non è stato approvato in Europa perché i suoi dati non
sono mai stati inviati all’Ema per un problema di standard diversi».
Un problema di forma o di sostanza?
«La
forma in questo caso è sostanza perché la sperimentazione va fatta
secondo dei protocolli di qualità, che se mancano rendono i risultati
poco controllabili».
Insomma, il vaccino russo se non si sottopone all’Ema va scartato?
«Oltre
che non verificato sarebbe illegale, come al momento quello cinese. Mi
sorprendo che ci siano presidenti di Regione che non lo comprendano:
chiamasi demagogia».
Oltre
alla variante inglese, ci sono quelle brasiliana e sudafricana che
potrebbero resistere ai vaccini, ma per farlo dovranno diventare
prevalenti. Rischi teorici?
«Il rischio
attuale è la diffusione della variante inglese, che se non si ferma
subito aumenterà di molto la circolazione del virus e di conseguenza il
rischio ulteriore di altre varianti, tra cui alcune che potrebbero
resistere ai vaccini».
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È contento del nuovo governo con lo stesso ministro della Salute?
«Credo
sia stato giusto confermare Speranza, perché conosce le carte. Però
conta molto chi lo consiglia e lì forse qualcosa va cambiato. Non può
rimanere tutto com’è».
Non si riferisce a Ricciardi, che ha posizioni simili alle sue?
«Ne sono contento, ma non basta. Mi riferisco ai tecnici del ministero e al Cts, che sono più ascoltati di lui. Le politiche adottate fin qui sono state sempre di rincorsa al virus, mentre è venuto il momento di anticiparlo».
LA STAMPA
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